martedì 10 gennaio 2012

Don Lorenzo e la scuola di Quadra / prima parte


Come è noto la chiesa esercitava un notevole potere sulla scuola di quei tempi. Il decano era anche ispettore scolastico del distretto che comprendeva il decanato. Ricopriva questo ruolo nella nostra zona il decano di Lomaso don Costante Dalrì. L’Ordinariato, ovvero la Curia, fino al 1869, corrispondeva in un certo senso all’attuale provveditorato agli studi (Sovrintendenza scolastica). Gli insegnanti dovevano seguire e sorvegliare i loro alunni anche durante le funzioni religiose assistendo con loro alla messa quotidiana tutti i giorni feriali dell’anno scolastico. Nei giorni festivi dell’anno scolastico dovevano partecipare con i loro alunni alla messa detta comunemente “messa granda” e almeno ogni due mesi, insieme con loro, assistere ai Santi Sacramenti.
Campo Lomaso attorno al 1940

Nel 1869 venne votata la legge scolastica fondamentale dell’Impero che decise le sorti della scuola fino al 1918. Una riforma che demandando allo stato “il diritto di suprema direzione su tutto il ramo dell’istruzione e dell’educazione stabiliva precisi limiti nel rapporto tra scuola e chiesa. Le attribuzioni affidate all’Ordinariato passarono alle autorità politiche provinciali e quelle affidate ai decani, quali ispettori, passarono alle autorità politiche distrettuali (capitani distrettuali). Nonostante questa legge, la chiesa continuò a rivestire un ruolo preponderante per l’istruzione scolastica delle valli trentine fino alla prima guerra mondiale.
In seguito si analizza come il decano di Lomaso Costante Dalrì nel 1880 rendeva conto al vescovo riguardo allo stato delle scuole del decanato:

Lo stato delle scuole del Decanato del Lomaso non si raccomanda granfatto. Chè ove un tempo l’immediato curator d’anime in vigilava solerte, perché si aprissero a tempo debito, e premurosamente si frequentassero, ora si dà principio ordinariamente alla scuola solo verso la fine del mese di Novembre, e si disertano al primo spuntare della primavera.
Si arroge, che lungo il verno le mancanze alla scuola sono in massima moltissime; adducendosene a scusa da chi lecessivo freddo, da chi la neve, da chi la mancanza di calzari, da chi altre frivole scuse.
I signori Maestri eccitati in massima dai Cattechisti, si addoperano per farre un tal disordine, ma indarno; perocchè né gli Ispettori Scolastici Locali non rinvengono ordinariamente bastevole appoggio; nell’Ispettore distrettuale neppure perché di troppo lontano /stanziato a Rovereto/ e nelle autorità comunali, non per mancanza di buona volontà, ma per posizione, non trovano quella fortezza ed energia che sarebbero pure tanto necessarie.
Se poi qualche maestro o maestra, rendesi meritevole di riprensione, e fors’anche di deposizione del proprio ufficio, nissuno se ne assume il compito di farlo, per deferenza o per timore, o per la morale certezza di tirargli addosso un processo.
In quanto alla distribuzione dei premi d’incoraggiamento, fin qui non destò che dei lagni forti e spiacenti, non sempre infondati.
La spiegazione del catechismo nelle singole scuole, si tenne regolarmente; dove con ordinaria, dove con somma diligenza; dovunque in genere lodevolmente per parte del clero, come parzialmente fu riferito ufficiosamente al P.V. Ordinariato dallo scrivente al termine della visita scolastica pegli esami di religione.
È poi a deplorarsi, come già ne scrissi la molteplice varietà delle edizioni, discordanti le une dalle altre, e uniformandosi solo negli errori sì di stampa, che di dottrina.

Anche i curati, a cui spettava la sorveglianza sulla scuola locale, spesso si lamentavano del penoso stato in cui si trovavano le infrastrutture e sul fatto che non venissero frequentate dai ragazzi. È il caso del curato di Cavrasto, Felice Volani, che ne parlava in risposta alla visita vescovile del 1885 “La frequentazione non principia che coll’imperversare dell’inverno, e cessa subito che il tempo si fa migliore quando non sia assolutamente trascurata la scuola, per l’emigrazione invernale degli arrotini e spazzacamini dall’età di 8 a 14 anni.
Il Grand Hotel Terme di Comano negli anni '20
Nei capitoli stipulati nel 1878 tra don Guetti, il parroco e la popolazione all’ingresso in Quadra a proposito della scuola si legge che il curato “dovrà nei sei mesi invernali catechizzare i fanciulli e fanciulle delle scuole secondo le vigenti leggi”.
Don Lorenzo riteneva importante l’istruzione dei ragazzi attraverso le scuole, “nelle quali insegnano finora maestri nostri ed educati come noi, e perciò sinceramente cristiani. A queste scuole i genitori si devono imporre strettissimo dovere di mandare la propria prole”. Riprese lo stesso argomento anche citando il Manzoni: “Renzo del Manzoni [..] venne alla conclusione -che i suoi figli imparassero tutti a leggere e scrivere dicendo, che, giacché là c’era questa birberia, dovevano almeno profittarne anche loro-”.

2 commenti:

  1. "Se poi qualche maestro o maestra, rendesi meritevole di riprensione, e fors’anche di deposizione del proprio ufficio, nissuno se ne assume il compito di farlo, per deferenza o per timore, o per la morale certezza di tirargli addosso un processo.
    In quanto alla distribuzione dei premi d’incoraggiamento, fin qui non destò che dei lagni forti e spiacenti, non sempre infondati."
    E dopo più di 100 anni le cose stanno ancora così! Parola di Maestra Gloria

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    1. Concordo.. si veda anche la situazione delle maestre "provvisorie" della scuola di Quadra per la quale don Guetti rassegnò le sue dimissioni da ispettore scolastico locale, come spiegava in un articolo del 1892 sul giornale "La Voce Cattolica":
      http://www.donguettilorenzo.com/2012/11/dalle-sponde-del-sarca-motivo.html

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