La tregenda spiritica di Rango



In tale sezione del sito viene trascritto il carteggio inedito relativo al post intitolato Don Guetti e gli spiriti di Rango. Nel carteggio si trovano cinque lettere inedite del curato di Quadra don Lorenzo Guetti. L’evolversi cronologico del carteggio segue il seguente schema:

Lettera N.
Data
Mittente
Destinatario
Allegata lettera N.
1
26/2/1889
Felice Volani
G.B. Lenzi

2
26/2/1889
G.B.Lenzi
Ordinariato di Trento
1
3

Eugenio Carlo Valussi
G.B. Lenzi

4
8/3/1889
Lorenzo Guetti
G.B. Lenzi

5
8/3/1889
G.B. Lenzi
Eugenio Carlo Valussi
4
6
8/3/1889
Luigi Baroldi
G.B. Lenzi

7
11/3/1889
Luigi Baroldi
G.B. Lenzi

8
12/3/1889
G.B. Lenzi
Eugenio Carlo Valussi
7
9
14/3/1889
Lorenzo Guetti
G.B. Lenzi/Valussi

10
11
15/3/1889
15/3/1889
Eugenio Carlo Valussi
Lorenzo Guetti
G.B Lenzi
G.B. Lenzi

12
21/3/1889
Eugenio Carlo Valussi
Lorenzo Guetti/G.B. Lenzi
Lettera mancante nel carteggio
13
26/3/1889
Lorenzo Guetti
Eugenio Carlo Valussi

14
27/3/1889
Lorenzo Guetti
Eugenio Carlo Valussi

15
15/5/1889
Lorenzo Guetti
Eugenio Carlo Valussi




1) Lettera inviata da don Felice Volani curato di Cavrasto al parroco di Santa Croce Giovanni Battista Lenzi in data 26/2/1889

Molto Rev.do Sig.r Paroco Cavrasto lì 26 Feb. 1889

Prima che Ella trasmetta al R.mo Ordinariato di Trento le nostre, e comuni osservazioni, sul fatto di Rango, La prego di registrare una mia esperienza di questa sera, colla quale credo di aver sciolto in modo assoluto la questione della circumfessione, o almeno di aver trovato la causa efficiente di tutti gli effetti misteriosi verificatesi in quella povera ed avvilita famiglia. Vengo subito all’esposizione.
Questa sera 26 corr. ad ore 5 mi portai alla casa di Veronica Brochetti per vedere se la ragazza era partita per Rango, o se restava qui anche qta sera presso sua zia. Entrato in cucina, trovai la ragazza, il padre di lei, la Zia, ed una delle due cugine. Mi siedetti al fuoco in tutta confidenza, rivolgendo la parola alla mia discepola in catechismo, animandola ad imparar bene tutte le orazioni e specialmente gli atti di fede, promettendole di istruirla sui S.mi sacramenti, per quindi ammetterla alla Comunione, prima della sua partenza per l’America, se mai dovesse portarsi tra poco colà.
La ragazza mi ascoltava con gioia manifesta, e con attenzione. Rivolsi quindi parole d’incoraggiamento al padre, animandolo a confidare nella Provvidenza, ed esponendogli la mia opinione, che egli non fosse reo di nulla in questa facenda, e che nissuno di sua famiglia potesse aver colpa, della brutta visita noturna, che il Signore gli permetteva, assicurandolo ch Iddio cava il bene anche dalle tribolazioni. Ripresi a parlare colla figlia, domandandole se, tornata verso notte a casa sua, si ripetessero anche qta sera le scene brutte degli altri giorni; ed ella presomi a confidenza, e facendo calcolo sopra un pezzo di torta ch’io le avea promesso, mi assicurò asseverantemente che qta notte si dormirà, e che nessun movimento succederà nella sua casa, ma che domani sera /lo spirito/ batterà di certo. Io insistetti di nuovo su qta domanda, facendole sapere che domani a notte, verrebbe con me qualche altro sacerdote, come il curato di Fiavé etc. ebbi la stessa risposta asseverante. Dopo ciò lasciai quella casa e mi ritirai in canonica, pensando che ella, col padre partisse subito per Rango. Mi metto a cenna, ed ecco la cugina ed il padre della giovanetta chiamarmi subito per un fatto insolito che stava succedendo. La ragazza si era affidata intieramente alle mie parole, e le avea meditate. Chiamò la sua cugina, promettendole che coricatasi nel letto della Zia, e vestita come era, voleva farle sentire subito le graffiature ed i battiti al letto, come nella scorsa notte!! La cugina accetta con gusto /:perché essendo ancor giorno non avea paura:/ e si mettono tosto all’esperimento; la ragazza nel letto vestita, e la cugina ad osservare. Dopo due minuti, incominciano le graffiature, ed altri movimenti. Lascio imaginare a Lei il resto. Mi chiamano tosto come dissi, e intanto la ragazza si alza, e passeggia nella camera. Corro prontamente assieme ai chiamanti, facio coricare di nuovo la ragazza sotto le coperte, e aspetto l’insolito fenomeno… il quale dopo pochi minuti si riproduce alle ore 5 ¾ incirca, prima del rosario della sera, a balconi ed assi aperti e alla presenza del padre, della Zia della cugina /la quale le teneva le mani/ e di due altre persone, oltre lo scrivente. Per certo non ebbi a constatare gli orrendi movimenti; colpi, graffiature, e sussulti del letto, e schiaffi, e pugni sui guanciali, e salti dalla panca, come nella notte dello scorso venerdì 22 corr. quando mi trovai a Rango assieme a Don Lorenzo Guetti; ma le graffiature al letto per quanto più leggere, erano le stesse, come pure alcune punteggiature al pagliericcio, e per di più battendo questa volta io sull’uscio di entrata, mi veniva risposto a tempo di musica dall’alto della lettiera. La ragazza era pienamente sveglia e di quando in quando alzava la testa, per accertarsi della mia presenza. Devo notar qui che fu sempre mia opinione, che la ragazza fosse mezzo cretina perché timida, e di poco spirito con tutti. Appena constatata la cosa, mi appressai al letto, e comandai alla stessa di alzarsi; ed ella ubbidì prontamente, e assieme col padre prese le mosse per Rango. Domani di buon mattino mi porterò colassù, per verificare se veramente si verifichi la previdenza, o no, e ne la farò informata. Ad ogni modo credo di non essermi sbagliato. Il tipo è pienamente magnetico. Naturale poi, ossia comunicato? Lo lascio ai dotti.
La prego di perdonarmi la dicitura, e la fretta, perché è tardo, e non ho tempo di ricopiare, volendola informare con prontezza. Faccia di questa mia liberamente quell’uso che crederà meglio

Mi segno Umilissimo e devotissimo servo
Dn Felice Volani

P.S. A compimento della mia esposizione devo aggiungere, che la ragazza dopo alzata dal letto mi assicurava di farmi vedere e sentire di nuovo la stessa cosa, ancora prima della funzione, quando io l’avessi desiderato!?!....................... Sig.r Parroco! non sarebbe possibile che Ella qta notte mi visitasse? Almeno collo spirito suo?! Spero di no

2)Lettera del parroco di Santa Croce Lenzi inviata all’ordinariato di Trento in data 26 febbraio 1889 allegando la precedente lettera del curato di Cavrasto Volani

Reverendissimo P.V. Ordinariato Trento

Già da parecchio tempo in casa di un certo Pietro Reversi di Rango segnato al N.27 odonsi lungi per la notte e più all’albeggiar insoliti rumori, come un picchiar nel muro, un batter delle mani come sopra un tamburo, uno scricchiolar e muoversi di mobili, e un graffiar di unghioni su pel letto ove dormono due ragazze, l’una di anni 11 e l’altra di 17. Da prima questi rumori erano leggieri e se ne attribuiva la causa forse a dei topi, ma in seguito andarono sempre più aumentandosi e in breve si sparse la nuova in paese e molti furono gli uomini che si portarono in quella casa a verificare lo strano fatto. Fu rilevato che i fenomeni sopra detti succedono sempre quando la ragazza di undici anni si trova a letto, appena alzata non si ode più nulla. Questi rumori non sono continui ma ripetonsi ad intervalli e fu notato che mentre tutto sta silenzio imitando colla nocca della mano il picchiettio nel muro, questo subito rispondeva, graffiando leggermente con la mano lungo il materasso, rispondeva dalla parte opposta un forte graffiar come di due mani di ferro. Uno scanno rozzo di noce del peso di 7-8 [..] che serve alla ragazza per montare sul letto se lo vide muoversi, girare sopra se stessa come un guindolo e trasportarsi lungi dal suo posto un metro e cinquanta cm. Delle soghe che adoperano i contadini per andare al bosco a legna attorcigliarsi e aggrapparsi visibilmente in nodo da non esser più capaci di disfarne la matassa.
Si osserva ancora che questi fatti succedono in una semi-oscurità della stanza, a lume pieno e chiaro no, conviene portare il lume nella stanza attigua perché si ripetano. Da principio si attribuiva questo a riscaldamento di fantasia ad allucinazione popolare, ma quando il fatto è constatato da più di cento testimoni auricolari fra cui il Pr. Curato locale di Rango il Curato di Quadra don Lorenzo Guetti, il curato di Cavrasto don Felice Volani e dal sottoscritto non ci è più da metter dubbio sull’esistenza dei fatti.
Aggiungo che l’onestà e la religiosità di tutti gli individui componenti la famiglia di Pietro Reversi escludono affatto il sospetto di artifizi umani. Sono povera gente si, ma onesta, buoni cristiani che recitano sempre le proprie orazioni, frequentano la Chiesa ed i Sacramenti, gente che non ha mai sentito parlare di magnetismo, ipnotismo e spiritismo. La ragazza però non è stata ancor ammessa alla Santa Comunione, fu riferita la cosa dal Comune all’I.R. Capitanato, ma credo che i rilievi dell’I.R. Gendarmeria non approderanno a nulla, perché causa fisica o naturale non se ne conosce.
Si provò a far cambiar letto e stanza alla ragazza e ovunque essa si trovava si ripetevano i soliti rumori. La famiglia ne è costernata e decisa di abbandonare la casa e andare in America.
Per esperimentare e vedere se il malefizio fosse nella casa, e non fosse presso la ragazza undicenne, si alloggiò per tre notti la ragazza presso una sua zia a Cavrasto. La prima e la seconda notte non si udì nulla né a Rango né a Cavrasto, ma oggi stesso mi raccontano tanto il R. d. Felice Volani che il padre della ragazza che questa notte verso le due si rinnovavano colà i soliti fracassi, ed anzi in modo così spaventoso che avendo una delle compagne distaccato dalla parete il crocifisso e tenutopelo stretto al petto, parea che il letto traballasse e dovessero esserne gettate fuori. La ragazza se ne tornò questa mattina a casa sua coi suoi genitori decisa di non andar più a dormire fuori, adesso è anche avvilita e non fa che piangere perché la gente le dice “sei stregata, hai il diavolo adosso”. Ella d’altronde è sana e mangia e beve come tutte le altre ragazze della sua età. Non potrebbe essere una vera e reale circumfessio?
Io fin’ora non ho fatto che constatare il fatto e mi sono ben guardato dall’esternare in pubblico la mia opinione, però non sono alieno dal credere che tutti questi fenomeni siano causati dalla presenza di qualche spirito disincarnato e che appunto per dissipare questi spiriti che girano per l’aria, il Pontefice [glenogumente] segnante abbia fatto aggiungere la seconda orazione a S. Michele Arcangelo, che si recita dopo la Messa e che possano girare attorno a tali spiriti malefici e produrre questi singolari fenomeni, permettendolo Iddio per i suoi altissimi fini, me lo confessa oltre la dottrina dell’apostolo S.Paolo, la lettera che vo facendo di questi giorni dal libro del Padre GioGiuseppe Franco d.e.d.G. intitolato Gli spiriti delle tenebre.
Stando le cose in questi termini, che cosa mi consiglierebbe di fare il Rmo P.V. Ordinariato? La cosa ormai è tanto pubblica che se ne parla dappertutto anche fuori delle Giudicarie nelle vallate circonvicine. Attendo con ogni sommissione un benigno riscontro e intanto mi professo col massimo ossequio.

Dalla Canonica Par.e Umilissimo servitore
Bleggio li 26 Febb. 1889 G.B.Lenzi P.o

P.S. Aggiungo altre osservazioni del R. d. Felice Volani anzidatemi in questo punto e pria della partenza del pudor morale.

3) Lettera di risposta del vescovo di Trento Valussi inviata al parroco Giovanni Battista Lenzi.

M.R. Sig. Parroco di Bleggio

Le notizie contenute nella Relazione da Lei fatta alla mia Curia e delle quali aveva avuto qualche confuso sentore anche prima, sono oltremodo dolorose.
Nella verità dell’esposizione dei fatti addotti nella sua lettera ed in quell’altra compiegata del sac. Volani, non ha luogo a dubitare; onde, ammessa la verità del caso, è da cercarne la causa. Dove apparisce in prima linea che non si tratta di quelle infestazioni che succedono talvolta, e da cui S. Agostino medesimo nella Città di Dio narra essere stata tribolata ai suoi tempi una casa. Qui non è una casa che sia presa di mira dagli spiriti maligni, ma i fenomeni seguono invece la ragazza undicenne di cui parlano le due lettere.
Non è nemmeno da supporre che codesta creatura sia comunque invasata o possessa, non facendogli menzione di niuno di quei sintomi o criterii che sono enumerati dal Rit. Rom e dagli Autori; laonde non ci ha nulla che obblighi od a benedire la casa o ad esorcizzare la persona secondo i riti commessi dalla Chiesa.
Invece parrebbe trattarsi d’una incipiente manifestazione di vero spiritismo, giusta la forma venuta a prevalere durante questo nostro secolo, e che dalle forme d’operazioni diaboliche, note agli antichi teologi, differisce tra gli altri per questo, che nella ossessione e possessione lo spirito reo esercita la sua trista influenza sulla persona o nella persona contraddicente risultante o non consenziente, mentre invece nello spiritismo il nemico si sbizzerisce tant’anche presso alle persone, ma serra sopra tutto ed ottiene un commercio coll’uomo consenziente, e di taluna persona irfa fare un suo organo strumento libero, per indirre dirò un sistema di comunicazioni.
Narrando fenomeni delle tavole rotanti da cui lo spiritismo prese le mosse, il Perrone (nella sua op. De Virtute Relig., Ratisb. 1866, pag. 267) scrive che cominciò a conoscersi a caso1 “negli Stati Uniti d’America nell’occasione in cui tre ragazzi che giocavano con la mano messa sopra a una tavola, la facevano ruotare e muovere a piacimento da ogni parte, benché carica. Aggiunti poi ripetuti esperimenti, i sagaci indagatori scoprirono che la stessa cosa accadeva con dischi metallici o di vetro, di bronzo e pentole piene e con altri oggetti, al solo contatto delle mani e delle dita”; onde fin dall’anno 1832 ne nacque quella passione che si dilatò in mezzo mondo; e “codesta attività non si fermò qui, ma le tavole iniziarono a muoversi da sole, ad alzarsi uno o due piedi, a rovesciarsi. Che anzi sono solite fornire risposte in modo affermativo o in modo negativo con alcuni colpi convenuti a chi le interroga su un argomento.
Poi accadde il trasferimento di oggetti mobili verso una camera o un cortile, i quali, benché pesantissimi, sono stati visti muoversi per moto traslatorio al cenno di una persona; ma molto di più si vide ciò in un treppiede, canestro o altri strumenti dello stesso modo, che su ordine di uno che spingeva o anche spontaneamente vagano, salgono, girano per la camera, suscitano un ingente fragore, ripetono colpi o percussioni nelle pareti ecc.”, tutti i quali fenomeni si connettono o s’identificano colla più moderna e comune forma dello spiritismo, ossia con quella fase cominciata a manifestarsi nell’anno 1848, ed ebbe origine (come riferisce il suddetto Perrone) “in un villaggio dello stato di New York nell’America settentrionale, nella casa o meglio nella camera da letto di una famiglia metodista chiamata Fox, che era composta di 4 persone, cioè due genitori e due figlie nubili. Mentre le due sorelle di sera andavano a coricarsi, una di esse fece scricchiolare per caso le sue dita e subito sentì che un altro a lei vicino ripeteva lo stesso scricchiolio. Le ragazze, stupefatte ma non spaventate, gli imposero di dare 6 distinti colpi, cosa che fu accuratamente rispettata. Quando in seguito a ripetuti esperimenti la madre e la figlia appurarono che, a un loro cenno avevano lo spirito sottomesso, entrambe diventarono mezzo (medium) ossia mediatrici tra gli spiriti e le persone, che volevano comunicare con loro per avere le risposte che desideravano”.
Di là poi il furore che si attaccò ad americani ed europei il numero sterminato di medium e tutto quell’apparato di cose che esiste tuttora e passa sotto il nome di spiritismo.
Questi brani li ho riportati qui non perché siano nulla di nuovo, ma perché mi pare che offrano qualche riscontro coi fatti di Rango. Vi si manifesta cioè come la tendenza ad ingaggiare una specie di corrispondenza, ad introdurre come una telegrafia spirit. Ella scrisse essersi notato che “imitando colla nocca della mano il picchiettio nel muro, questo subito rispondeva, graffiando leggermente colla mano lungo il materasso, rispondeva dalla parte opposta un forte graffiar come di due mani di ferro” e il Sac. Volani scrisse che “battendo egli stesso sull’uscio d’entrata (della camera ov’era a letto la fanciulla), gli veniva risposto a tempo di musica dall’alto della lettiera.” Di più, parrebbe doversi dire che gli spiriti facciano capo alla fanciulla, come se di lei intendessero quasi di fare un medium. In fatti i rumori etc. che accompagnano la fanciulla, si collegano alla sua presenza, si producono quando è a letto, e insomma è lei che, a quanto pare, porge occasione e, comunque ciò avvenga, determina in qualche modo le loro manifestazioni. Infatti si legge nella lettera del S. Volani che la ragazza “mi assicurò asseverantemente che questa notte si dormirà, e che nissun movimento succederà nella sua casa, ma che domani sera :/lo spirito:/ batterà di certo.” Se questa previsione foss’avverata a puntino, non lo raccolgo dagli scritti che mi stanno sott’occhio; ma il medesimo sacerdote soggiunse che “la ragazza (il giorno 26 p.p.) chiamò la cugina, promettendole che coricatasi nel letto della zia, vestita com’era, voleva farle sentire subito le graffiature ed i battiti del letto, come nella scorsa notte… si mettono tosto all’esperimento… dopo due minuti, incominciano le graffiature ed altri movimenti”. Pervenuto poco di poi il medesimo sacerdote, egli fa nuovamente coricare la ragazza ed il solito fenomeno “dopo pochi minuti si riproduce”. Infine lo stesso sac. Volani in un poscritto alla sua lettera aggiunge “che la ragazza dopo alzata dal letto mi assicurava di farmi vedere e sentire la stessa cosa, ancora prima della funzione, quando io l’avessi desiderato.
Ammesse tutte queste circostanze, s’imponeva dunque il sospetto che, come ho detto più su, gli spiriti nel caso in discorso accennino a voler stabilire una certa comunicazione colle persone, e che la fanciulla sia come sulla strada di diventare o d’essere tentata a diventare un medium; anzi si riceve l’impressione che tra essa ed i maligni visitatori sia già cominciato a stabilirsi un vitale commercio, in forza del quale essi dipendono in qualche modo da lei e fino a un certo punto obbediscono ai suoi cenni. Così almeno pare doversi rilevare dalle due lettere, se pure non ci hanno costì altre circostanze capaci di modificare questa opinione.
Stando così la cosa, pare che non facciano al caso i soli riti (benediz., esorcismi ecc.) che usano indirizzarsi a reprimere l’insolenza degli spiriti quando essi agiscono sopra o intorno agli uomini repugnanti, dissenzienti, ma è necessario eziandio e in primo luogo togliere quel tanto di consentimento e di [comorso] che sembra esistere od inviarsi ad esistere tra la creatura umana e gli spiriti delle tenebre. Naturalmente non si raccoglie dalle lettere ed è per sé stesso arduo a investigare se fino a qual punto la fanciulla sia consapevole della influenza che subisce ed esercita, e con quale e quanta chiarezza e risoluzione passi agli atti di volontà con cui si attua il qualsiasi commercio di cui ho detto; onde cresce la difficoltà del caso, senza che ne sia promossa la opinione espressa testé!
Da tutto ciò che ho detto pare che emerga siccome conveniente il modo di procedere che sono per dire. Dato cioè che sia possibile, conviene porre la ragazza sotto la direzione di un sacerdote opportunamente scelto, il quale la istruisce, la apparecchia alla confessione ed alla prima comunione, e strada facendo la esamina circa quello che può dar luce a conoscere la relazione ingaggiata tra lei e gli spiriti maligni. Intanto cessano del tutto gli esperimenti, le visite e gli esami di preti, di laici, di persone quali che sieno. Affinché questo cessi più efficacemente è buono che la ragazza possibilmente sia messa fuori dell’ambiente solito e magari fuor di paese sottratta dal cicaleccio, messa in circostanze da aver a vedere pochissime persone; perché se non è stanata dal luogo e dalle persone che la attorniano, più difficilmente è in grado di vincere la curiosità, il puntiglio, la sanità, l’instabilità del volere e insomma tutte le cause interne che sono d’impedimento ad una buona ed efficace determinazione. Il direttore esamina se la ragazza ha riportato, possiamo da forestieri o da tali che, stati in paesi esteri possano aver avuto cognizione o pratica di cose spiritistiche, se ha riportato, dico, lezioni ed eccitamenti in queste materie, e procura d’investigare mano mano e con prudenza quale capienza abbia degl’influssi come sopra. Da queste investigazioni dipende se prima della comunione debba farlesi fare una specie di solenne (ancorchè segreta) abiura, o se basti comandarle (e ciò assolutamente) di schivare e detestare ogni prova, ogni attentato di connivenza, ogni più lontano [comorso] alle manifestazioni del nemico. È ovvio che, per allontanare e rompere l’influenza del nemico, è lecito di benedire la fanciulla, di porle al volto qualche oggetto benedetto o reliquie ecc.; il sacerdote può eziandio far uso della abjuratio privata (V.p. S. Alph. Append. Post num-193 lib. III). Una formula commendevole all’uopo farebbe per es. l’esorcismo quale sarebbe prescritto dal Rit. nel supplire le cerimonie del battesimo degli adulti. Riuscendo le cose anzidette, cura ci vorrebbe per togliere che la mobile volontà della fanciulla non torni, per curiosità o per dar retta a cicalecci altrui o per altro, a [sormeciolare] sul pendio di prima. Intanto non può che giovare se i parenti e pregano, e corrono più di frequente ai Sacram., ed rincalzano le preghiere divozione (novena, o voto…), secondo e nelle forme che dalla loro pietà si sentono maggiormente inclinati.
Questo parrebbe a me di dover consigliare, sotto due riserve. La prima è che suppongo data la verità dei fatti; e noto che qui era corsa una voce che le infestazioni fossero una furberia di chi mira a comperare a grassi patti la casa; ma questa è già delle solite cavatine, e non ardisco quasi compire un dubbio dopo la relazione Sua e del confratello. In secondo luogo, non mi basta l’animo di asseverare che il consiglio dato più su abbia sufficiente fondamento e sia dedotto bene dal complesso dei fatti non molti venuto a mia cognizione; ma dopo tutto non saprei consigliare altrimenti.
Ella mi voglia informare tosto e sovente; e preghiamo il Signore che metta la sua santa mano.

4) Lettera del curato di Quadra don Lorenzo Guetti inviata al parroco di Santa Croce Lenzi in data 8 marzo 1889

Molto Revendo Sig. Paroco

Coma da nostra intelligenza di jer sera e questa mattina, oggidì 8 cor. dopo pranzo mi portai a Rango onde vedere come stanno le cose per conto della ragazza Reversi e per ripetere quello che a voce mi disse S.A. Reverendissima il P. Vescovo. Fui prima in canonica da quel venerando nostro confratello D. Carlo, ed udii dallo stesso che da tre giorni cominciò la catechesi alla ragazza per prepararla alla S. Comunione. Mi disse che la trova un po’ duretta ed astratta alle lezioni, ma che però qualchecosa impara. Poscia mi portai alla casa di Pietro Reversi, onde ripetere quello che il Vescovo sia in iscritto sia a voce solennemente ordinava e per vedere di ritardare la partenza per l’America di quella famiglia. Sfortunatamente non trovai il capo di casa il quale si portò a lavorare fino a sabbato a sera presso un suo parente presso Ballino, cioè al Dus partendo da casa questa mattina dopo la S.Messa. Trovai però la moglie col resto della famiglia, ai quali ripetei le proibizioni già fatte con tutta osseveranza se vogliono ottenere gli effetti che si sperano. Furono contentissimi nel sentire come io stesso feci in persona relazione al Vescovo dei fatti avvenuti in quella famiglia, e delle pene ed angosce della stessa, e molto più a sentire come il vescovo si prese a cuore la cosa con interesse da vero padre. La moglie, che mal volentieri va in America, mi disse che farà di tutto perché il marito ottenga una proroga almeno almeno2 finché la figlia sia guarita da questa infestazione maligna, e che anzi volentieri resterebbe nel Trentino quando qualche buon’anima procurasse il lavoro pella sua famiglia e presso qualche Masseria o qualche altra occupazione per poter vivere, perché anche a loro interessa più l’anima che il corpo. Domenica verrà da me il padre onde scrivere a Genova per ritardare il viaggio ad altro mese almeno, col motivo della figlia ammalata, se non fisicamente, certo moralmente. Riguardo ad allontanare la ragazza da casa e metterla altrove qui nella valle, non saprei proprio che dire per parte mia. La famiglia a malincuore ciò permetterebbe perché se tosto si lascia vedere fuori di casa e di paese, subito l’apostrofano col motto “ecco quella del diavolo” e simili. Restando ivi in casa mi pare fuori del mondo abbastanza. Il mandarla fuori della Valle come p.e. a Trento o nell’ospitale o dalle Monache od in altro luogo non si può per ora finché non è risoluta la quistione della partenza per l’America. Se la famiglia restasse in patria e si dasse alla stessa occupazione per poter vivere, la madre non sembra contraria a mandare in educazione e sorveglianza la sua figlia fosse pure a Trento.
Chiesi poi alla madre, se han messo in pratica i suggerimenti di S. Altezza specialmente a quello di proibire la ripetizione dei fatti soliti; e mi rispose che dopo il tentativo fattole il dì della proibizione da alcuni signori di Stenico, nessun altro poté essere ammesso in famiglia a questo scopo. Anzi oggidì essendo venuto a Rango don Luigi Baroldi Curato de Campi di Riva, assai istruito in spiritismo, ed avendo udita la proibizione vescovile, si ristette da qualunque prova in proposito, e solo quando la mattina di oggidì circa le 9½ si produssero i sussuri spontaneamente, stando in cucina li udì e dopo 10 minuti se ne partiva persuasissimo di fenomeni straordinari. Allora io ripetei alla famiglia di non permettere neppure che persone estranee, qualunque sian, venga neppure in cucina ad udire, senza un espresso permesso vescovile in iscritto, e mi promisero che saranno ubbidientissimi. Chiesi se i rumori dopo la proibizione vescovile ed applicazione della reliquia del Beato Nostro Vescovo Giovanni Nepomuceno hanno continuato egualmente o meno ed ebbi in risposta che per due notti non si udì nulla, e le due notti posteriori si udì solo alla mattina a quasi giorno e mai più la sera. Allora feci loro raccomandazione che se ancora ciò si verificasse, al primo colpo o sussurro la ragazza si alzi tosto dal letto, e se ella dorme che la sveglino la vestano, e recitate le preghiere della mattina stiano svegli in cucina, ove mai successe simile cosa, fino all’ora della S.Messa alla quale procurino di andarvi tutti ogni mattina. In questo modo non si permetterà tanto lavoro all’importuno assalitore. Raccomandai alla ragazza, cui diedi un libretto di divozione promessole dopo il mio viaggio a Trento, di imparare ben bene le cose necessarie a sapersi per confessarsi e comunicarsi; che ogni giorno vadi dal suo curato per l’istruzione e che ritornando Lunedì, la esaminerò se avrà fatto profitto, assicurandola che il dì della sua Comunione, le darò altro libretto pel ricordo di quel giorno fortunato, ch’io spero sarà la fine della infestazione.
Ritornando da Trento giovedì p. trovai al Ponte delle Arche il Medico Distrettuale di Tione, e volle udire da me qualchecosa di questi fatti, ed a lui feci la stessa esposizione che feci innanzi a S.A. il Nostro Vescovo. Gli dissi anche della proibizione di ripetere esperimento alcuno da qualsiasi. Il medico mi rispose che dalla Luogotenenza di Trento fosse il permesso o invito di chiarire le cose e che facilmente Lunedì prossimo verrebbero regolare commissione capitanale.
Io sarei di parere di tosto scrivere a S.A. il Vescovo di ciò, per chiedere il modus tenendi in questa evasione; anzi se S.A. il Vescovo credesse opportuno che neppure una commissione capitanale tentasse questi esperimenti; allora disinteressarlo che tosto ne renda avvisato il Luogotenente in Trento, onde levi il permesso dato magari per telegrafo, perché come dissi Lunedì sicuramente verrebbe detta commissione. Venendo questa, sarebbe buona cosa, secondo il mio vedere, che Lei, M. Reverendo Sig Paroco con permesso vescovile fosse pure presente agli atti che starebbe per fare, od alle prove che si tentassero fare onde sia coonestata la cosa presso il popolo e fosse impedito qualunque eccesso che pugnasse colla morale e poi ancora per tener nota di tutto onde riferire all’autorità ecclesiastica il giusto, potendosi facilmente anche da pubblici funzionari svisare la cosa o volgerla in ridicolo mentre è affare serio anzichenò.
Ecco quello che gli posso dire in esito alla mia visita semi ufficiale di oggidì.
Scusi la lunghezza e mi creda.

Quadra 8 Marzo 89 ore 4 pom. Suo Aff.mo
p. Lorenzo Guetti
Curato

5) Lettera del parroco Lenzi al vescovo Valussi in data 8 marzo 1889 allegando la precedente lettera di don Lorenzo Guetti.

Altezza Reverendissima

Premetto i più vivi ringraziamenti pell’assennatissima risposta che s’è degnata inviarmi a proposito dei fatti di Rango.
I comandi e consigli di V. Altezza furono rigorosamente impartiti e non dubito punto che verranno osservati scrupolosamente. Pregai il R. Curato di Rango di prestarsi in modo speciale a ben preparare la ragazza a ricevere i SS. Sacramenti. Pria di ammetterla alla Iª S. Comunione le farò anch’io un esame generale. Pare, che dal giorno in cui comunicai al Reversi le decisioni di V.Altezza, i rumori sieno diminuiti ed anche dopo che raccomandai alla ragazza di aver fede nella parola del Vescovo e nella preziosa reliquia che le ha mandato, il nemico sia meno importuno. Preghiamo e speriamo. Il caso tuttavia è serio e meriterebbe di venir studiato. Se questa sgraziata famiglia non fosse sulle mosse per emigrare in America (si imbarcheranno a Genova sul piroscafo S. Gottardo il 28 c.m.) mi aveva pensato di pregare V. Altezza di far ricoverare la ragazza in qualche convento a Trento sotto la sorveglianza di qualche sacerdote di costì, oppur l’avrei fatta collocare presso le suore di Stenico, ma ormai stante la decisione fatta di partire non si è più a tempo.
A me piange il cuore a veder partire questa povera famiglia composta dei genitori, un figlio di 14 anni e le due figlie l’una di 17 l’altra di 11 in tali condizioni e colla quasi certezza d’un più triste avvenire. S’immagini, saranno bravi se potranno raggranellare dai 7-8 marenghi per fare il viaggio fino a Genova, poi saranno condotti gratuitamente fino al Brasile nella provincia di S. Paolo, e più mi affligge il timore, che la ragazza, se non viene liberata in questo tempo fin che è qui, possa poi esser sfruttata a scopo di lucro dai furbi americani, se venisse scoperta come un potentissimo medium. Mi giunge in questo punto una lunga lettera di d. Lorenzo Guetti che incaricai questa mattina di far dei rilievi e non avendo il tempo, pria che parta questa, di farne estratto mi permetto di inviargliela tale e quale con preghiera di riferirmi come debba contenermi di fronte a questa commissione capitanale di cui è cenno.
Baciandole con somma venerazione il sacro anello mi protesto

Dalla Canonica Par.e Umilissimo Ossequiosissimo Servo Bleggio li 8 Marzo 1889 pt G.B.Lenzi P.°

6) Lettera di don Luigi Baroldi, curato dei Campi di Riva indirizzata al parroco di Santa Croce Lenzi in data 8 marzo 1889.

Molto Rev.do Sign Parroco!

Mosso non da semplice motivo di curiosità, ma mosso dal desiderio in primo luogo di verificare dietro relazioni autentiche la verità dei fatti che si raccontano successi nel paese di Rango, ed in secondo luogo anche per poter parlare con cognizione di causa di fronte ai molti increduli coi quali mi trovo in contatto, ieridì dopo pranzo mi portai dal paese dei Campi di Riva nel paese di Rango ove giunsi circa le sei di sera. Fui informato dal mio patriota il locale Curato D. Carlo Festi di tutti i fatti successi fatta la debita cura di tutte le aggiunte della fama popolazione, come pure degli ordini impartiti a tal uopo dall’autorità ecclesiastica. Mentre stava ragionando col detto Curato, venne in canonica il padre della ragazza, il quale ritornava da una sua udienza, mi ripeté gli ordini da lui ricevuti, le promesse a lui fatte, promesse ch’egli si dichiarava di voler osservare ad ogni costo e di non permettere né a me né ad altri chicchessia di provocare simili manifestazioni spiritiche. Gli domandai se fatto giorno mi avrebbe permesso di venire alla sua casa, per vedere la ragazza. Gli proibii assolutamente di dir verbo alla medesima o di provocare in qualsiasi maniera qualunque manifestazione, promettendogli che io pure in obbedienza agli ordini dati mi sarei astenuto da qualsiasi parola o gesto che potesse aver relazione con questo commercio spiritico. Mi rispose che quando si fosse alzata, avrebbe accondisceso che io entrassi nella sua casa come un ospite qualsiasi, ma che a dirittura egli voleva star fedele alle promesse date.
Alle sei del mattino in circa mi portai alla casa del medesimo che mi aperse l’uscio di cucina ove entrai e mi sedetti al fuoco. Protesto che già in antecedenza aveva fatta l’intenzione di compiere questa visita non per pura curiosità, ma per aver in mano argomenti validi da poter parlare con cognizione di causa e difendere il nostro caso dalle accuse che sentii ripetermi più d’una volta, che non intendeva per nulla affatto provocare questa manifestazione, ma che intendeva di essere totalmente indifferente alla comparsa o non comparsa di questi spiriti, molto meno di trasgredire gli ordini impartiti.
Dopo pochi minuti ch’io mi trovava nella cucina al fuoco, si sentì qualche legger colpo che andò continuando finché, affacciatomi all’uscio e recitata qualche giaculatoria cessò. Sedutomi di nuovo al fuoco i colpi si fecero sentire con più violenza, con graffiature ora leggere ed ora forti in diversi luoghi della lettiera. Apersi l’uscio, i colpi continuarono, entrai e stetti là immobile nella stanza recitando a mente qualche orazione senza che cessassero. Presi in mano una corona e la consegnai alla ragazza raccomandandole di pregare con viva fede la Madonna onde esser liberata da queste molestie, dessa la prese con giubilo, baciò il crocifisso, e la teneva tra le mani. Frattanto io sortii dalla stanza, ed i colpi si ripeterono. Si suonava l’Angelus Dni che fu recitato in comune ed i colpi cessarono, per ripigliare poi di nuovo con maggior forza.
Osservo che tra le preghiere da me recitate vi fu quella che si recita alla fine della Messa: Sancte Michael Arcangelo .. ed alle parole “imparet illi Deus” s’arrestò di botto, mentre invece recitando sempre segretamente e senza dar alcun indizio l’initium del Vangelo di S. Giovanni infuriava maggiormente. Ho fatto le più serie raccomandazioni alla ragazza ed in specie al padre della medesima ricordandogli la terribile fine incontrata da tante giovanette che si prestarono a queste manifestazioni spiritiche, s’attenesse alle sapienti norme prescritte e m’accomiatai.
Tale è quanto accorso a me questa mattina 8 corrente Marzo. Le assicuro che non solo per obbedienza agli ordini del Vescovo ed alle leggi della Chiesa non andrei di nuovo ad assistere a queste manifestazioni, ma anche senza questi ordini non ci andrei più a qualsiasi costo per l’orrore che mi hanno inspirato.
Con tutta stima:
Bleggio 8 Marzo 1889 pr. Luigi Baroldi Curato
dei Campi di Riva

7) Lettera di don Luigi Baroldi curato dei campi di Riva inviata al parroco di Santa Croce in data 11 marzo 1889.

Campi 11.3.89
M. Rev.do Sign. Parroco!

Con mio sommo rammarico mi trovo in dovere di comunicarle alcune notizie riguardo alla tregenda spiritica di Rango, che ora si vorrebbe trapiantare a Riva malgrado tutte le promesse e gli ordini di S. Altezza, notizie che saran pur dolorose al suo cuore paterno.
Venerdì scorso sul pomeriggio il padre della media fu a Riva e passando per Pranzo, non so se nell’andata o nel ritorno, un po’ forse [altelso] dal vino raccontò quanto segue, come mi consta da testimonj degni di fede che all’uopo mi promisero di confermar tutto con giuramento.
Raccontò quanto gli esposi io stesso nella mia relazione, degli ordini etc. e poi aggiunse. Ho detto io stesso alla ragazza, verrà un prete, fa che batta e batta forte da fargli paura. testuali paroli.
Soggiunse: Non credo più né a preti, né a frati, né al Vescovo, né a Sacramenti. Essi fantasticano che sia il diavolo etc. se io volessi parlare saprei assai più che non tutti essi assieme. (senso testuale)
Discorrendo della misura di trasportare la ragazza in convento disse che s’opporrebbe a tutt’uopo, e che il cuore della ragazza, egli ne è certo si ripinterebbe a queste misure. Aggiunse che malgrado tutti gli ordini ricevuti egli la condurebbe a Riva dal Cannella il quale gli ha promesso una somma di denaro (si dice 100 fiorini) e di liberare la ragazza da questo magnetismo.
Insomma da queste ed altre espressioni consimili chiaro apparisce e tutti lo compresero che il padre della ragazza ha la colpa precipua in questa tregenda diabolica, cui si aggiungerebbe un’altra circostanza, che un individuo in tutto simile al padre fu un giorno qualche tempo fa, in casa Malossini, con un libro che trattava di magia, e che il curato di Pranzo lì presente voleva gettare al fuoco, ma l’altro risolutamente s’oppose. La Sign. Angelina Malossini crede di ravvisare una perfetta somiglianza.
In somma la cosa si fa seria , ma seria assai, si vede apertamente l’opera diabolica cui noi dobbiamo apporre tutti i nostri sforzi. Alle tante miserie che abbiamo non ci mancherebbe che questa!!
Oggi stesso vado a Riva per informare il Decano del pericolo che ci sovrasta e poi forse andremo dal Capitano ed ancor questa sera in via telegrafica od in altro modo informeremo il Vescovo di tutta questa dolorosa storia.
La prego di tutto cuore ond’ella pure chiami il padre della ragazza, svelandogli la sua perfidia, che per vincere il diavolo, sta ben [amaseterarlo], si serva pure con tutta libertà di queste mie informazioni ed anche del mio nome che quanto scrissi lo posso provare, e lei pure informi di tutto il Vescovo.
Ringrazio la Provvidenza che mi ha dato occasione di poter coadiuvare nel combattere quest’opera diabolica, la prego di tenermi informato di tutto, che io non mancherò di fare altrettanto, mi comandi liberamente in ciò che posso che non mancherò all’appello, come pure non mancherò di pregare e far pregare dai miei scolari, onde Satana abbia a restarne scornato e Cristo riporti Vittoria.
Con tutta stima
Dev.mo ed aff.mo
d. Luigi Baroldi
Siccome il pericolo urge, così mando un apposito, il quale è già pagato ed a cui potrà consegnare risposta.

8) Lettera del parroco Lenzi al vescovo Valussi in data 12 marzo 1889 allegando la precedente lettera del curato dei Campi di Riva don Luigi Baroldi

Altezza Reverendissima

Mi riesce oltremodo doloroso dover riferire a V. Altezza Rma che i fatti spiritici di Rango non solo continuano quotidianamente, ma stando l’affluenza continua di curiosi che vengono da tutte le parti non è nemmen da sperare che possano riuscire efficaci i mezzi suggeriti dalla prudenza per ottenere la liberazione da quelle infestazioni, qualora la ragazza non venga affatto isolata da suoi famigliari. L’affare va complicandosi in modo che io non mi raccapezzo, anzi incomincio a temere che si volga la cosa a scopo di lucro da parte della famiglia e che i nemici della Chiesa se ne servano a loro scopi diabolici. Mi rincresce pur, che l’ottimo sacerdote d. Luigi Baroldi si abbia voluto intromettere in questa brutta facenda, a scopo d’istruzione sì e colle più rette intenzioni, ma pur infrangendo gli ordini vescovili. Io il seppi solo dopo che ci era stato e perciò mi feci rilasciare una relazione delle cose udite e vedute, relazione che mi permetto di innalzare a V.Altezza a schiarimento e conferma dei fatti riferiti anteriormente. Ier sera a notte lo stesso d. Luigi Baroldi mi fece avere d’urgenza un altra lettera che pure unisco, qui mi pare che egli prenda la cosa con troppo calore, tuttavia se si verificassero le cose esposte sembrerebbe che il Reversi padre non sia più in buona fede e che non sia quella persona onesta ch’io mi credeva e che da tutti fin qui era ritenuto, conviene però notare che quando il Reversi disse queste parole era un po’ preso dal vino, tuttavia nella sua posizione la tentazione è grande e dei denari è certo che ne hanno acquistato in questi giorni, e se l’autorità ecclesiastica d’accordo colla politica non adoperano mezzi energici per por fine a una tale tregenda, io prevedo che ne potranno seguire dei guai peggiori.
Attendo istruzione in proposito e prostrandomi in ispirito al bacio del Sacro Anello mi raffermo col massimo ossequio.

Dalla Canonica Par.e Umilissimo e devotissimo servitore
Bleggio li 12 Marzo 1889 p. G.B.Lenzi P.o

9) Lettera di don Guetti al parroco di Santa Croce Lenzi in data 14 marzo 1889

Molto Reverendo Sig. paroco,

Oggidì 14 Marzo ad ore 1 ½ fui chiamato a Cavrasto dall’I.R Capitanato distrettuale il quale assieme al medico distrettuale, al Comissario, ed I.R Aggiunto forestale erano preparati per andare a Rango in Casa Reversi in commissione regolare alfine di verificare i fatti straordinari che da tempo ivi succedono e darne il proprio giudizio. Pregato dagli stessi di farne parte e sentito da Lei M R, Sig. Paroco, il tenore dell’ultima lettera di S.A. il Principe Vescovo, che lasciava in ciò libero alla nostra prudenza, cioè di intervenire o meno, credei non solo utile il farlo, ma anzi necessario sotto tanti aspetti che ora sarebbe troppo lungo accennarli, ma che si vedranno dalle cose che sono per dire. Partiti da Cavrasto circa le 2 ½ pom. ad ore tre eravamo in casa di Pietro Reversi. Quantunque la famiglia sapesse in antecedenza l’arrivo della Commissione, perché il padre della ragazza la mattina era stato a Tione a sollecitarla e la ragazza stessa fosse [asseniata] dal padre a star tranquilla perché facesse sentir bene, pure la ragazza da principio era timida assai e quelle faccie nuove sembravano imporle molto. Pria di mettersi a letto, il medico distrettuale alla mia continua presenza prese ad esaminare il letto, sotto e dalle parti, levò la lettiera in testa mobile, esaminò minutamente la panca prediletta pei sussurri. Andò dentro nelle altre stanze a percuotere per farmi sentire, se i battiti fossero simili a quelli ch’io sentii altre volte. Così fece discendendo nell’avvolto sotto la camera. Ciò fatto, si fece andare la ragazza a letto vestita, il che lo fece ella sola e perché non avesse paura dalla presenza di tante persone restò solo il medico distrettuale ed io. Poco tempo dopo si sentirono due o tre piccole graffiature; allora entrarono il Sig. Capitano e gli altri, e pure alla loro presenza si udirono ripetere leggermente alcune graffiature. Allora il Dottore si portò vicino alla ragazza per vedere se i movimenti fossero fatti dalle mani sue o meno, ed al momento di ripetersi le graffiature, alzò le coperte in fretta e sebbene avesse veduto un po’ di movimento nelle mani della ragazza, asseriva che non potea in quel momento aver ritirate le mani dal luogo, dove si udiva il graffiare e con ciò il medico trovava un principio di straordinario. Ma dopo questo non si udì altro alla presenza rigorosa del medico. Uscendo dalla camera tutti si udì ancora qualche graffiatura e qualche punteggio. Allora il Medico li presentò un paio di guanti onde assicurarsi che la ragazza non facesse la graffatrice, ma ella non volea metterli addirittura e quando si comandò dal padre, che li mettesse, si mise a piangere e pianse per ben mezzora. Allora non sentendo nessun movimento, si fece uscire la ragazza dal letto e sedere sulla panca ma quella non si mosse menomamente. Si fece alzare la ragazza e stare in piedi vicino a quella per vedere se la panca si movesse verso la ragazza come successe altre tante volte, ma mentre il medico accovacciato in terra stava spiando ogni movimento della ragazza, la panca mai si mosse. Allontanato il medico e gli altri dalla camera, e stando io in mezzo alla stessa e sull’uscio il commissario, al tocco della ragazza la panca si mosse due volte con piccolo movimento innanzi, ma la cosa non avveniva più alla presenza del dottore e del Capitano, allora fu cessato per intanto ogni tentativo vedendo essere inutile l’attendere. La commissione si portò in cucina ed il medico prese notizia di tutti gli individui di casa ed esaminò a tutti lo stato esterno fisico e misurò le dimensioni del cranio, ed assunse dati sulla parentela, prosopia, etc. di questi individui e trovò il padre idrocefalo, ed il figlio di circa 15 anni, quasi cretino e balbuziente, in modo che fato di recitare il Pater noster sembrava un ragazzo di quattro anni o meno perché parlava proprio nel gergo bambinesco. Poscia entrò in camera e fece visita minuta alla ragazza sempre esternamente e senza spogliarla e con bella maniera ed affabilità cosicché la ragazza non sembrava avere più paura alla presenza del solo medico e del commissario capitanale. Esaminò l’occhio della ragazza, e vi trovò un po’ di pupilla dilatata e dello strabismo, ma perfetta la vista ad ambi gli occhi. Il tatto fu trovato perfetto ad anche il senso in ogni parte del volto e del collo che andava punzecchiando con un ago. Le fece odorare dell’ammoniaca ad ambo i fori del naso e non trovò nulla di irregolare, le fece assaggiare anche una polvere amara e ne sentì tosto il cattivo gusto. In una parola trovò la ragazza nel complesso sana senza segnale di isterismo, anche puerile. Visto che la ragazza sembrava un po’ più pacifica di prima, fu fatta andare ancora a letto, ma non si udì più alcun segno né ordinario né straordinario sulle graffiature al letto. Solo in piedi vicino alla scranna si ebbe un piccolo movimento della stessa, ma non avvertito dal medico perché era assente dalla camera, e non si potea dedurre con certezza se fosse spontaneo o fatto col piede dalla ragazza. In conclusione la commissione capitanale ufficiosa venuta mezzo incredula e scettica su questi fatti divulgati ai quattro venti, né restò ancor più incredula dopo i fatti esperimenti essendo stati frustrati dei solo effetti. Anche quelle poche graffiature sentite dalla commissione, non furono neppur l’uno per cento né per fortezza né per ripetizione delle volte udite dagli altri innumerevoli e da me stesso. Cosicché la commissione venne nella conseguenza non essere la cosa come si descrive e tutt’al più effetto d’ipnotismo imperato, cioè voluto dalla volontà del padre e che so io. Quindi l’I. R. Capitano vivamente raccomandò al Padre di non ammettere più nissuno per sentire simili esperimenti se non volla andare incontro a tristi conseguenze, alla ragazza raccomandava poi che frequentasse la scuola che fosse buona e che giammai si lasciasse indurre a tentare di far battere perché non cadesse ammalata. Abbiamo ora due proibizioni: quella Vescovile sotto l’aspetto di vero spiritismo, e quella capitanale sotto l’aspetto di cosa da nulla e quasi ridicola, o tutt’al più di ipnotismo innoquo! Ad ogni modo si è concordi di non far più esperimenti volontarj e se succedessero ancora sussurri involontarii ed indipendenti da ogni volontà degli individui della famiglia, il medico distrettuale si riservò di venire solo all’insaputa della stessa famiglia onde meglio esaminare la cosa per vedere se si debba conchiudere atto straordinario, mentre ora non può fare detta conclusione. Essendo il medico distrettuale francamente cattolico di principii e di pratica, mi raccomandò stessi attento ad ogni cosa e riferirgli, onde ritornare per dettare una eventuale sentenza con maggior fondamento di oggidì. Egli non vorrebbe negare i fatti veduti ed uditi da tanti, anche da persone degne degnissime di fede, ma nella posizione ufficiale che si trova presentemente non può dire di aver trovato nulla che meriti serio riflesso per la scienzia.
Ritornato colla commissione capitanale a Cavrasto, si trovarono ivi alcuni Signori ed una Signora provenienti da Riva, che erano vogliosi di andare a Rango per assicurarsi de’ vider delle cose sentite. L’I.R. Capitano disse loro che resta proibito per tutti e quindi non vorrebbe si presto fare un’eccezione. Quando il Sig. Capitano udì, che nella comitiva rivana trovavasi un Cavaliere Viennese con una Signorina pure da Vienna portatisi qui appositamente per vedere le cose di Rango, egli ascese alla loro stanza e non potrei dire che cosa ebbero a conchiudere. Vedremo domani se que’ Signori si siano portati a Rango o meno. Gli altri signori di Riva non erano del parere che le autorità sia Ecclesiastica che civile siano vedute nella determinazione di proibire l’intervento dei curiosi e specialmente delle persone dotte, a sentire i sussurri di Rango perché, diceano loro, se son veri, sarà una prova lampante all’esistenza dello spiritismo, se invece fosser falsi o maliziosamente combinati, si verrebbe più presto a scoprire il vero e così disingannare il publico. Il Capitano però stette nella sentenza di proibire da qui innanzi l’accorso de’ curiosi, ordinò vocalmente che il comune facesse aprovare i suoi comandi, promettendo di spedire analogo decreto proibitorio. Stando le cose in questo modo, mi sembra chiaro che anche il clero di qui stia in somma circospezione per l’avvenire onde, in ogni modo vada a finire la cosa, sia messo al sicuro tanto dalla troppa credulità del volgo, come dalla spinta incredulità dei presunti dotti, e quindi onde ciò avvenga fui contento d’essere statto presente ai fatti ed ai detti dell’odierna commissione capitanale, perché anche S.A. il Vescovo sia reso ad atto di tutto ciò, se crede, M.R. Signor Paroco, faccia di questa mia quell’uso che desidera. Scusi la fretta e la lunghezza della scrittura e m’abbia

Quadra 14 Marzo 1889 ore 9 pm. Devot.s.
pte Lorenzo Guetti
Curato
P.S. Il medico tentò alla mia assenza d’ipnotizzare la ragazza; ma mi disse che gli riuscì impossibile perché la ragazza rifuggiva da tale operazione. Avea con sé anche la macchina elettrica ma non ne fece alcun uso.

10) Lettera di risposta del vescovo Valussi indirizzata al parroco di Santa Croce Giovanni Battista Lenzi in data 15 marzo 1889

M. Rdo Sig. Parroco di Bleggio

La sua ultima lettera m’ha cagionato non poco rammarico, in quanto lascia supporre che nelle faccende di Rango c’entri una dose di mala volontà la quale potrebbe creare molti e gravi pericoli. Rilevai tuttavia ch’Ella inclini tuttavia a mettere in dubbio le assunzioni della connivenza e dello spirito di speculazione del padre della fanciulla, ed io desidero ardentemente che sia vera all’incontro quella bontà e buona fede che si lodavano nel detto uomo.
Tocca ora a lei di esaminare come stia la cosa, o per dir meglio a quest’ora Ella avrà già fatto le sue ricerche ed appurata la verità. Se trova che i timori messi in campo da don Baroldi sono inconsistenti, è da continuare semplicemente colle norme che abbiamo già comandate, ponendo sempre mente ad escludere l’azione di più persone e tuttavia che può favorire le dicerie, le varie ansiosità eccetera.
Se invece si trasse che la famiglia o per dar popolo a ansiosità o per amore di guadagno si porge a provocare la continuazione dei noti fenomeni, a mettere la fanciulla in mano d’altri, a sollevare od a volere che sia sottoposta ad altri esperimenti ecc., allora bisogna tentare ogni via di troncare la faccenda. Non ne potrebbe nascere altro che male, in linea religiosa ed anco civile: un contagio cioè di fantasticherie un inquietarsi degli animi, una sete di novità strane e bislacche, uno sfogo parte di miscredenza e parte di credenza a pratiche superstiziose, un mondo di ciance che turbano le menti e peggio; insomma tante cose, che anche all’Autorità secolare non possono vedersi di buon occhio. E lei dunque verificandosi questa seconda supposizione che dissi, pongasi in intelligenza col Capitanato, affinché occorrendo fornisca il suo appoggio al collocamento della ragazza in luogo dove possa venire istruita e insieme sottratta a quell’ambiente. Che se da codeste parti, com’è probabile, un opportuno luogo ove collocarla non si trovasse, sono disposto io a riceverla ed a provvedere al caso. Ho anzi a quell’uopo già fatto qualche tentativo, sebbene finora un poco somesso, per la ragione delle difficoltà che i conventi presentano. È chiaro infatti che una ragazza con simili precedenti non istà proprio a suo luogo in una casa dove albergano cinquanta o cento donne, monache, educande e così via, tutte donne, facili a spaventarsi ad un nonnulla, con quella nervosità che è propria del loro sesso. È un rischio vero e non leggero; ma, la famiglia ha proprio bisogno, qualche provvedimento lo dovrò prendere, e Dio ci aiuterà a prenderlo utilmente.
Con questo spero d’essermi spiegato abbastanza. Ella, colla usata e debita calma, dia ogni cura per medicare la cosa e non risparmiar il suo [..] intervento; ed io per parte mia, standomi giustamente a cuore codeste anime, farò sempre ogni mia possa per venirle in aiuto

15 Marzo 1889

11) Lettera di don Guetti al parroco di Santa Croce Lenzi riferendo sull'intenzione della famiglia di Pietro Reversi di portarsi a Trento e poi a Piné e sulla necessità che faccia visita al Vescovo Valussi.

Molto Reverendo Sig. Paroco,
Pietro Reversi di Rango ha intenzione di portarsi a Trento e poi a Piné colla sua ragazza, attorno alla quale avvengono i noti sussurri straordinari. Io sarei d'avviso che in questa si portasse pure da sua Altezza il Principe Vescovo onde dalla bocca dello stesso e dalla ragazza sentisse ancor meglio tutta la storia di quest'affare. Essendo la famiglia povera alcuni generosi offersero allo stesso reversi le spese di viaggio. Se crede accompagnare il reversi con una commendatizia gli sarà discaro.
Mi creda.
Quadra 15 marzo 1889               Obbedientissimo servo
                                                      prete Lorenzo Guetti
                                                               Curato


13) Lettera di don Guetti al vescovo Valussi in data 26 marzo 1889. Tale lettera fu scritta in risposta alla missiva del vescovo in data 21 marzo 1889 che non è stata ritrovata nel carteggio.

Altezza Reverendissima,

In pronta ubbidienza alla vostra veneratissima dei 21 corr. datone prima parte a questo M.R.Sig. Paroco, mi portai a Rango in casa di Pietro Reversi per assicurarmi se le cose procedessero in ordine e fossevi alcunché di nuovo. Il padre era assente dal paese; trovai invece in casa la sola ragazza che lavava i piatti in cucina / era il dì 23 corr. dopo pranzo / e tosto dalla stalla vicina sopravenne la madre, mentre la figliola maggiore stava nelle stanze a regolarne la pulizia.
Quivi dopo avermi fatto raccontare qualcheuna del suo viaggio a Trento e Piné, mi feci a ripetere alla ragazza le istruzioni ricevute dal suo curato, e visto che fece profitto dopo la mia ultima visita, la animai a continuare e le ripetei in sunto le cose principali a sapersi onde nella prossima settimana assieme agli altri potesse essere ammessa alla prima Cumunione in Parocchia.
La madre mi assicurò che dopo la proibizione Capitanale intimata poi alla famiglia anche con decreto a mezzo dell’i.r. Gendarmeria, non vi si permisi alcuno esperimento, sebbene non fossero mancati i curiosi. Raccomanda a loro di stare con tutto il vigore agli ordini dati, alfine ancora di evitare le penalità che l'autorità civile potrebbe imporre.
Domandando alla medesima se i sussurri si ripetessero, ebbi in risposta che continuano specialmente la mattina, ma non tutti i giorni, e che anzi il giorno innanzi avvenne alcunché di straordinario in questo modo: Pria di andare a dormire tutta la famiglia stava attorno al focolare e si mise a recitare come il solito il S.Rosario.
Dopo quello si venne alla recita del de profundis in suffragio dell'anima del figlio defunto da circa un anno fa; ma appena si cominciò nella preghiera sulla panca del focolare ove stava appoggiata la ragazza ed altri membri di casa /cosa insolita/ si sentirono forti colpi e graffiamenti e movimento della stessa, ed atto pena terminato il de profundis, finirono di colpo i sussurri. Meravigliati tutti di ciò, anzi fortemente impressionati, si misero tutti a rinnovare la stessa preghiera, e vede i sussurri si rinnovarono e tosto tacquero al finire del de profundis. Allora si fece venire la ragazza in mezzo alla cucina ed assieme al fratello, si fecero recitare tre Requiem pel defunto fratello ed anche allora i moti insoliti si ripeterono specialmente alla sedia ove stava appoggiata la ragazza, e finivano se si definiva di pregare pel morto. La famiglia restò fortemente addolorata di tal cosa e specialmente la madre; la quale piangente mi diceva, se forse suo figlio defunto avesse bisogno di suffragio et. Io l’ animai a stare tranquilla dopo aver già pel passato suffragato, come si usa, l'anima del figlio; che del resto continuasse pure a pregare e suffragare l'anima sua; anzi per tranquillizzarla maggiormente mi offersi a celebrare il dì dopo nella mia chiesa una S. Messa privilegiata e che nella famiglia la accompagnassero stando nella loro curazia colle loro offerte e preghiere in suffragio del loro caro trapassato.
A questo proposito non posso a meno di accennare ad un dubbio che le donne del paese vanno divulgando come causa de’ sussurri in casa Reversi. Eccone il senso: alla metà di Dicembre / presso a poco al principio dei fenomeni di casa Reversi / si avea preparato il nuovo cimitero di Rango ed in quello si trasportarono le casse de’ morti del vecchio cimitero posto attorno alla chiesa; indi tutta la terra dello stesso venne trasportata nel nuovo e si finì coll’aggiungercene di terra nuova fino al compimento. Siccome il cimitero nuovo non fu ancora benedetto, le donne sussurano alla profanazione de’ morti e temono che gli effetti di casa Reversi provengano da ciò. Il cimitero nuovo manca ancora de’ muri di parapetto sopra il livello della terra d’inumazione e credo che solo dopo fatti questi il cimitero venga benedetto. Sarei d'avviso che per togliere il pretesto a queste dicerie, sarebbe cosa migliore anticipare la benedizione solenne e molto più che lo stato del cimitero come si trova presentemente, è in stato normale per ricevere detta benedizione. Osservo ancora che dopo il trasporto de’ cadaveri dal cimitero vecchio nel nuovo, non fu fatta altra sepoltura nuova, cosicché, credo, che quel suolo non abbia ancora ricevuta neppure la benedizione interinale solita a farsi alle singole sepolture di cadaveri.
L’I.R. Capitano Dist.ale ha mezzo di biglietto privato e così pure il medico Dist.le mi pregarono di tenergli informati di tutto ciò che avviene a Rango, e in questi giorni ho dato loro relazione dei fenomeni che continuano dopo il ritorno della ragazza da Trento e che la famiglia desidera una seconda visita del medico in modo più confidenziale, visita che lo stesso medico mi disse di fare perché vuole assicurarsi dei fatti. Essendo lo stesso medico mio amico personale qualora egli lo desiderasse, non mancherò di essere presente agli esami che farò ulteriormente sopra questo affare importante.
Osservo infine che l’andata del Reversi colla famiglia al Brasile, è sospesa fino a nuovi ordini per l'infierire della febbre gialla, come gli si partecipò da Genova in questi dì.
Chiudo questa mia relazione qualunque, pregando Vostra Altezza della fretta nello scrivere e chiedendo umilmente la paterna benedizione.

Quadra 26 Marzo 1889 Um°
pte Lorenzo Guetti
Curato

14) Lettera di don Lorenzo Guetti al vescovo Eugenio Carlo Valussi in data 27 marzo 1889

Altezza Reverendissima

Chiedo scusa se così di frequente vengo ad occupare Vostra Altezza nella lettura di miei scritti. Questa volta però posso riferire cosa che dà non poca luce sui fatti di Rango.
Il medico distrettuale venne oggidì da Tione e dopo esser stato a pranzo da me, assieme siamo andati a Rango per studiare la cosa. Oltre al medico eravi altro laico assunto in confidenza in qualità di testimonio alle cose da vedersi e da udirsi. Arrivati in casa Reversi trovammo tutta la famiglia raccolta in cucina e la ragazza era più ritrosa del solito, sicchè tememmo di nulla udire. Cercai di tranquillizzarla alla meglio, ed intanto il medico entrò nella stanza ad esaminare meglio il luogo e specialmente la scranna ove pel solito succedono i movimenti straordinarj. Uscito il medico, feci entrare la ragazza perché andasse a letto, ma per quanto facessi non volle coricarsi sotto le coperte come il solito ma si sdrajò sopra le stesse. Quivi stette buon pezzo di tempo, ma non si udirono né graffiature né altri sussurri. Allora il medico mi pregò che facessi andare la ragazza sopra la scranna comandandole che tentasse di far uscire il piede della scranna come avvenne altre volte. Ma il piede non uscì affatto. Allora fu fatta alzare e stando vicina alla scranna, fu fatta toccare come il solito colla mano per vedere se facesse i movimenti in avanti come pel passato. Quando la ragazza, toccata la scranna, diceva muoviti, la scranna si moveva verso la stessa e ciò successe per tre o quattro volte. Il medico all’insaputa della ragazza stava accovacciato sotto il letto per spiare se il movimento avvenisse spontaneo o meno, ma stante l’oscurità non poté assicurarsi dal tutto, sebbene avesse osservato qualche mossa del piede sinistro della ragazza. Visto che altri fenomeni non succedevano, trovandosi la ragazza in uno stato mezzo dormiglioso, si cessò da ogni sperimento e si venne in cucina. Quivi il medico prese colle buone a visitare un po’ minutamente la ragazza alle mani, e non vi trovò nulla, osservò i piedi vestiti di calze ed appena livò il zoccolo al piede sinistro, vi segnalò delle macchie nere sopra la soletta e senza dar a vedere a nissuno, dice a me queste precise parole: hic est corpus delicti. Al solo pronunciar queste parole la ragazza, si mise in dirotto pianto ed a gridare non esser stata lei a muovere la scranna; che il nero della soletta lo avea prima avendola annerita sul pajuolo e poi si mise a fuggire dalla cucina in stalla dirottamente urlando e gridando per la paura che metessero in prigione lei ed il padre. Io restai mezzo intontito a quella scena, ed allora il medico mi spiegò tosto l’enigma che già avea mezzo inteso. Egli pria di far entrar in camera la ragazza, vi era entrato ed al piede della scranna solito ad uscire nei movimenti, vi applicò un’ unto nero ed attaccaticcio e con ciò si venne ad arcuire, che i movimenti della scranna avvennero col contatto del piede della ragazza e quindi naturalmente. Messa poi in un po’ di pace la ragazza e dimandatole se poi fosse stata lei a muovere la scranna, continuò a negare e perfino diceva di non sapere neppure se la scranna si fosse mossa. Io però son più che persuaso che la ragazza fosse in continua menzogna, mentre fu menzogna quello di dire che si avea annerita la soletta della calza col pajuolo, mentre si constatò con sicurezza che il nero di quella era preciso di quello appiccicato al piede della scranna. Il medico, diceva che forse sotto l’effetto dell’ipnotismo, la ragazza potrebbe aver fatto quel movimento senza accorgersi, ma io sto invece nell’opinione contraria, cioè che la ragazza mosse scientemente col piede la scranna. Sia poi stata malizia solita, sia stato poi perché non vedea succedere movimenti spontanei, o li vollesse fare per forza; il fatto sta che quelli di oggidì avvennero per mezzo del piede della ragazza.
Quelli di famiglia non restarono tanto meravigliati del fatto; anzi pregarono il medico che continuasse gli studi per spiegare anche gli altri fenomeni; cosa che promise di fare in prossima visita. Partiti da quella casa, accompagnai il medico per buon tratto di strada, e sebbene fosse contento di aver pigliato un po’ di diavolo in trappola, da sincero cristiano cattolico che è, mi disse che non è ancora tempo di dire una sentenza perentoria in proposito, ma che con più commodo ritornerà sopra luogo. Intanto gli darà relazione di ciò all’I.R. Luogotenenza in Trento, la quale aspetta da tempo un rapporto sui fatti di Rango e pregò me di fare egualmente con Vostra Altezza come intendo di fare con questa mia.
Se dopo tale relazione, Vostra Altezza crederà opportuno dare al Sig. Paroco di qui, od a me direttamente quelle istruzioni che crederà del caso, non mancheremo di eseguirle appuntino affinché sia fatta perfetta luce sopra queste cose che riempiono mezzo mondo con varie edizioni.
Certamente per parte mia amerei d’essere stato ingannato coll’attribuire la cosa a spiritismo, piuttosto che restare confermato nello stesso colle testimonianze della scienza medica. Ad ogni modo intendo sempre più che in simile cosa, la prudenza non è mai troppa.
Chiedo novellamente perdono e scusa pella fretta di questa mia e con affetto di figlio impetro prostrato la vostra benedizione paterna.

Quadra 27 Marzo 1889 Um°
pte Lorenzo Guetti
Curato


15) Lettera di don Lorenzo Guetti al vescovo Valussi in data 15 maggio 1889.

Altezza Reverendissima

Addì 8 Maggio io era venuto a Trento qual membro sostituto alla Sessione delle Giunte del Consiglio Provinciale d’Agricoltura colla sicurezza di avere al dopo pranzo almeno un’ora libera per venire ad ossequiare Vostra Altezza Reverendissima e finire le communicazioni di varie notizie spettanti alla nota ragazza di Rango. Ma ne restai deluso, giacché solo dopo le 6 pom. di quel giorno potei essere in libertà; ad ora quindi inoportuna per presentarmi in Episcopio. Il giorno dopo per tempo dovetti lasciare la città per ritornate agli affari della mia Cura e solo adesso posso comunicare per lettera quello che credeva necessario dire a voce, chiedendo scusa se mi tocca essere prolisso nella mia umile esposizione.
Dopo la lettera ultima diretta da me a Vostra Altezza Reverendissima riflettente l’esito ottenuto dall’i.r. Medico Distrettuale nella sua seconda visita in casa Reversi, gli insoliti movimenti attorno alla ragazza si diminuirono d’assai. Solo nella notte dal 1° al 2° Aprile, vigilia della I Comunione della ragazza, i susurri si ripeterono con fracasso per quasi tutta la notte, come deposero innanzi a me ed altri il padre, la madre e la sorella maggiore della ragazza. Questa ai 2 Aprile assieme agli altri ragazzi e ragazze di tutta la Parocchia fece la sua prima comunione nella Chiesa parocchiale, ove si usa rendere solenne la funzione col promettere la rinnovazione delle promesse battesimali. In quest’occasione si osservò che la ragazza all’atto di comunicarsi sia pella commozione, sia per altro motivo, era assai pallida ed abbattuta, mentre poco tempo dopo riacquistava il suo solito colorito. Da quel dì poco o quasi nulla s’udì più di straordinario a Rango in casa Reversi, in maniera che cessarono le solite dicerie, e si parlava qui da noi di cosa come finita. Qualcuno però voleva far credere, che i susurri continuavano ancora, ma che si voleva tener nascosta la cosa, non si sa con quali fini. Stetti in attenzione di ciò; domandai, e feci domandare alle persone più vicine e confidenti della famiglia; io stesso in fine seriamente interpellai il padre e la madre della ragazza, ed ovunque ebbi con sicurezza conferma su questo; che dopo la I Comunione nulla o quasi nulla si udì in tempo di notte dei soliti movimenti. Ultimamente il padre della ragazza si portò a Verona per vedere di trovare un posto di servizio alla sua figlia maggiore e possibilmente anche per la minore, ma conosciuto colà come padre della ragazza del diavolo di Rango (sic), nissuno s’arrischiò ad assumere in servizio l’una o l’altra delle sue figlie, cosicché ritornò a casa avvilito assai. Mentre il padre era a Verona, la sua figlia minore stette a Cavrasto presso sua zia, e durante quella settimana, mi assicurava la zia, di notte non si udì nulla di nulla, ma che se la ragazza voleva sulla sera qualche piccolo movimento si sentiva ancora
Visto andargli a male la sua ricerca in Verona il padre della ragazza ripetutamente si fece a raccomandarsi a me a mezzo di persone confidenti, ed infine egli stesso venne due volte da me, pregandomi caldamente che procurassi un posto alle sue figlie onde così trovare un po’ di sollievo alla povertà estrema della sua famiglia. Anzi chiamandosi gramo di non aver accettata la generosa offerta fatta da Vostra Altezza Reverendissima riguardo alla sua figlia, mi pregò di insistere novellamente presso Vostra Altezza per vedere se mai ancora si potesse trovare alla ragazza un posto per essere raccolta ed istruita, mentre di tutto amore padre e madre ora sarebbero disposti non solo ma desiderosi di ciò ottenere. Dovetti prometter loro di farlo e lo faccio ora con questa mia.
Il giorno 7 Maggio senza esserne prevenuto, mi capitò in canonica ad ore 11 ½ ant. il Medico Distrettuale e mi pregava volessi fargli compagnia per Rango, ove intendeva portarsi per far nuovi studj e nuove ricerche e domande suggeritegli dalla scienza circa que’ fatti. Per avere un qualche risultato più positivo fece venire colà anche la Signorina Salvadori confidente della ragazza, ed il Curato di Cavrasto Don Volani. Non potendo io tosto andare a Rango col Sig. Dottore, lo sopragiunsi colà un ora dopo, mentre in questo frattempo avea egli esaminato la madre della ragazza facendole svariate e minute interrogazioni sulla vita passata e su altri fenomeni riguardanti la ragazza. Quando sopragiunsi io, il medico faceva le medesime domande al padre e nelle risposte dello stesso trovava grandi varianti con quelle della madre cosicché si trovava imbarazzato e temeva lo si volesse forse in qualche modo ingannare; cosa però che non mi parve, perché le domande erano piuttosto ambigue e capziose. Intanto la ragazza colla Signora Salvadori, presente pure Don Volani si mise a letto per tentare gli esperimenti soliti, ma dopo quasi due ore di provocazione solo una volta si ebbero a sentire quattro graffiature spontanee distinte, ma ben leggere in confronto dal passato. Visto che ogni ulteriore tentativo risultava frustraneo, fu terminata ogni prova ulteriore. Il medico allora si fece ripetetere dalla Signora Salvadori quello che sentì e vide altra volta, ed al racconto di Lei il medico restò molto meravigliato e rispose: che s’egli avesse sentito o veduto anche solo la metà di que’ movimenti, sarebbe stato più che persuaso pell’intervento sopranaturale, ma ch’egli non avendo fin qui altre prove che quelle poche vedute da lui, non potea che attribuire il tutto ad effetti naturali di isterismo, di petit mal etc. già conosciuto nella scienza medica.
Intanto il medico ritornava alla sua sede in Tione, e m’assicurava che in breve sarebbe ritornato per far novelle prove e ricerche.
Ecco, Altezza Reverendissima, quello che ho creduto opportuno communicare ulteriormente riguardo a questa storia singolare.
Nel finire rinnovo la preghiera del padre Pietro Reversi, nel senso che se Vostra Altezza nella sua generosa e paterna sollecitudine sapesse trovare un posto costì pella ragazza, si avrebbe a finire non solo questa facenda, enigmatica anzichenò, ma s’avrebbe efficacemente concorso a far rivivere questa povera famiglia afflitta assai.
Prostrato, bacio il sacro anello, pregando Vostra Altezza della paterna benedizione a me ed a queste numerose mie pecorelle spirituali.

Quadra 15 Maggio 1889 Osseq.mo figlio
pte Lorenzo Guetti
Curato

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