In tale sezione del sito viene trascritto il carteggio inedito relativo al
post intitolato Don Guetti e gli spiriti di Rango. Nel
carteggio si trovano cinque lettere inedite del curato di Quadra don
Lorenzo Guetti. L’evolversi cronologico del carteggio segue il
seguente schema:
Lettera N.
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Data
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Mittente
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Destinatario
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Allegata lettera N.
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1
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26/2/1889
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Felice Volani
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G.B. Lenzi
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2
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26/2/1889
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G.B.Lenzi
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Ordinariato di Trento
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1
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3
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Eugenio Carlo Valussi
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G.B. Lenzi
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4
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8/3/1889
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Lorenzo Guetti
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G.B. Lenzi
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5
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8/3/1889
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G.B. Lenzi
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Eugenio Carlo Valussi
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4
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6
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8/3/1889
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Luigi Baroldi
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G.B. Lenzi
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7
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11/3/1889
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Luigi Baroldi
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G.B. Lenzi
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8
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12/3/1889
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G.B. Lenzi
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Eugenio Carlo Valussi
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7
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9
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14/3/1889
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Lorenzo Guetti
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G.B. Lenzi/Valussi
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10
11 |
15/3/1889
15/3/1889 |
Eugenio Carlo Valussi
Lorenzo Guetti |
G.B Lenzi
G.B. Lenzi |
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12
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21/3/1889
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Eugenio Carlo Valussi
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Lorenzo Guetti/G.B. Lenzi
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Lettera mancante nel carteggio
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13
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26/3/1889
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Lorenzo Guetti
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Eugenio Carlo Valussi
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14
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27/3/1889
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Lorenzo Guetti
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Eugenio Carlo Valussi
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15
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15/5/1889
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Lorenzo Guetti
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Eugenio Carlo Valussi
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1) Lettera
inviata da don Felice Volani curato di Cavrasto al parroco di Santa
Croce Giovanni Battista Lenzi in data 26/2/1889
Molto Rev.do Sig.r Paroco
Cavrasto lì 26 Feb. 1889
Prima che Ella trasmetta
al R.mo Ordinariato di Trento le nostre, e comuni osservazioni, sul
fatto di Rango, La prego di registrare una mia esperienza di questa
sera, colla quale credo di aver sciolto in modo assoluto la questione
della circumfessione, o almeno di aver trovato la causa efficiente di
tutti gli effetti misteriosi verificatesi in quella povera ed
avvilita famiglia. Vengo subito all’esposizione.
Questa sera 26 corr. ad
ore 5 mi portai alla casa di Veronica Brochetti per vedere se la
ragazza era partita per Rango, o se restava qui anche qta sera presso
sua zia. Entrato in cucina, trovai la ragazza, il padre di lei, la
Zia, ed una delle due cugine. Mi siedetti al fuoco in tutta
confidenza, rivolgendo la parola alla mia discepola in catechismo,
animandola ad imparar bene tutte le orazioni e specialmente gli atti
di fede, promettendole di istruirla sui S.mi sacramenti, per quindi
ammetterla alla Comunione, prima della sua partenza per l’America,
se mai dovesse portarsi tra poco colà.
La ragazza mi ascoltava
con gioia manifesta, e con attenzione. Rivolsi quindi parole
d’incoraggiamento al padre, animandolo a confidare nella
Provvidenza, ed esponendogli la mia opinione, che egli non fosse reo
di nulla in questa facenda, e che nissuno di sua famiglia potesse
aver colpa, della brutta visita noturna, che il Signore gli
permetteva, assicurandolo ch Iddio cava il bene anche dalle
tribolazioni. Ripresi a parlare colla figlia, domandandole se,
tornata verso notte a casa sua, si ripetessero anche qta sera le
scene brutte degli altri giorni; ed ella presomi a confidenza, e
facendo calcolo sopra un pezzo di torta ch’io le avea promesso, mi
assicurò asseverantemente che qta notte si dormirà, e che nessun
movimento succederà nella sua casa, ma che domani sera /lo spirito/
batterà di certo. Io insistetti di nuovo su qta domanda, facendole
sapere che domani a notte, verrebbe con me qualche altro sacerdote,
come il curato di Fiavé etc. ebbi la stessa risposta asseverante.
Dopo ciò lasciai quella casa e mi ritirai in canonica, pensando che
ella, col padre partisse subito per Rango. Mi metto a cenna, ed ecco
la cugina ed il padre della giovanetta chiamarmi subito per un fatto
insolito che stava succedendo. La ragazza si era affidata
intieramente alle mie parole, e le avea meditate. Chiamò la sua
cugina, promettendole che coricatasi nel letto della Zia, e vestita
come era, voleva farle sentire subito le graffiature ed i battiti al
letto, come nella scorsa notte!! La cugina accetta con gusto /:perché
essendo ancor giorno non avea paura:/ e si mettono tosto
all’esperimento; la ragazza nel letto vestita, e la cugina ad
osservare. Dopo due minuti, incominciano le graffiature, ed altri
movimenti. Lascio imaginare a Lei il resto. Mi chiamano tosto come
dissi, e intanto la ragazza si alza, e passeggia nella camera. Corro
prontamente assieme ai chiamanti, facio coricare di nuovo la ragazza
sotto le coperte, e aspetto l’insolito fenomeno… il quale dopo
pochi minuti si riproduce alle ore 5 ¾
incirca, prima del rosario
della sera, a balconi ed assi aperti e alla presenza del
padre, della Zia della cugina /la quale le teneva le mani/ e di due
altre persone, oltre lo scrivente. Per certo non ebbi a constatare
gli orrendi movimenti; colpi, graffiature, e sussulti del letto, e
schiaffi, e pugni sui guanciali, e salti dalla panca, come nella
notte dello scorso venerdì 22 corr. quando mi trovai a Rango assieme
a Don Lorenzo Guetti; ma le graffiature al letto per quanto più
leggere, erano le stesse, come pure alcune punteggiature al
pagliericcio, e per di più battendo questa volta io sull’uscio di
entrata, mi veniva risposto a tempo di musica dall’alto della
lettiera. La ragazza era pienamente sveglia e di quando in quando
alzava la testa, per accertarsi della mia presenza. Devo notar qui
che fu sempre mia opinione, che la ragazza fosse mezzo cretina perché
timida, e di poco spirito con tutti. Appena constatata la cosa, mi
appressai al letto, e comandai alla stessa di alzarsi; ed ella ubbidì
prontamente, e assieme col padre prese le mosse per Rango. Domani di
buon mattino mi porterò colassù, per verificare se veramente si
verifichi la previdenza, o no, e ne la farò informata. Ad ogni modo
credo di non essermi sbagliato. Il tipo è pienamente magnetico.
Naturale poi, ossia comunicato? Lo lascio ai dotti.
La prego di perdonarmi la
dicitura, e la fretta, perché è tardo, e non ho tempo di ricopiare,
volendola informare con prontezza. Faccia di questa mia liberamente
quell’uso che crederà meglio
Mi segno
Umilissimo e devotissimo
servo
Dn Felice
Volani
P.S. A compimento della
mia esposizione devo aggiungere, che la ragazza dopo alzata dal letto
mi assicurava di farmi vedere e sentire di nuovo la stessa cosa,
ancora prima della funzione, quando io l’avessi
desiderato!?!....................... Sig.r Parroco! non sarebbe
possibile che Ella qta notte mi visitasse? Almeno collo spirito suo?!
Spero di no
2)Lettera
del parroco di Santa Croce Lenzi inviata all’ordinariato di Trento
in data 26 febbraio 1889 allegando la precedente lettera del curato
di Cavrasto Volani
Reverendissimo P.V.
Ordinariato Trento
Già da parecchio tempo
in casa di un certo Pietro Reversi di Rango segnato al N.27 odonsi
lungi per la notte e più all’albeggiar insoliti rumori, come un
picchiar nel muro, un batter delle mani come sopra un tamburo, uno
scricchiolar e muoversi di mobili, e un graffiar di unghioni su pel
letto ove dormono due ragazze, l’una di anni 11 e l’altra di 17.
Da prima questi rumori erano leggieri e se ne attribuiva la causa
forse a dei topi, ma in seguito andarono sempre più aumentandosi e
in breve si sparse la nuova in paese e molti furono gli uomini che si
portarono in quella casa a verificare lo strano fatto. Fu rilevato
che i fenomeni sopra detti succedono sempre quando la ragazza di
undici anni si trova a letto, appena alzata non si ode più nulla.
Questi rumori non sono continui ma ripetonsi ad intervalli e fu
notato che mentre tutto sta silenzio imitando colla nocca della mano
il picchiettio nel muro, questo subito rispondeva, graffiando
leggermente con la mano lungo il materasso, rispondeva dalla parte
opposta un forte graffiar come di due mani di ferro. Uno scanno rozzo
di noce del peso di 7-8 [..] che serve alla ragazza per montare sul
letto se lo vide muoversi, girare sopra se stessa come un guindolo e
trasportarsi lungi dal suo posto un metro e cinquanta cm. Delle soghe
che adoperano i contadini per andare al bosco a legna attorcigliarsi
e aggrapparsi visibilmente in nodo da non esser più capaci di
disfarne la matassa.
Si osserva ancora che
questi fatti succedono in una semi-oscurità della stanza, a lume
pieno e chiaro no, conviene portare il lume nella stanza attigua
perché si ripetano. Da principio si attribuiva questo a
riscaldamento di fantasia ad allucinazione popolare, ma quando il
fatto è constatato da più di cento testimoni auricolari fra cui il
Pr. Curato locale di Rango il Curato di Quadra don Lorenzo Guetti, il
curato di Cavrasto don Felice Volani e dal sottoscritto non ci è più
da metter dubbio sull’esistenza dei fatti.
Aggiungo che l’onestà
e la religiosità di tutti gli individui componenti la famiglia di
Pietro Reversi escludono affatto il sospetto di artifizi umani. Sono
povera gente si, ma onesta, buoni cristiani che recitano sempre le
proprie orazioni, frequentano la Chiesa ed i Sacramenti, gente che
non ha mai sentito parlare di magnetismo, ipnotismo e spiritismo. La
ragazza però non è stata ancor ammessa alla Santa Comunione, fu
riferita la cosa dal Comune all’I.R. Capitanato, ma credo che i
rilievi dell’I.R. Gendarmeria non approderanno a nulla, perché
causa fisica o naturale non se ne conosce.
Si provò a far cambiar
letto e stanza alla ragazza e ovunque essa si trovava si ripetevano i
soliti rumori. La famiglia ne è costernata e decisa di abbandonare
la casa e andare in America.
Per esperimentare e
vedere se il malefizio fosse nella casa, e non fosse presso la
ragazza undicenne, si alloggiò per tre notti la ragazza presso una
sua zia a Cavrasto. La prima e la seconda notte non si udì nulla né
a Rango né a Cavrasto, ma oggi stesso mi raccontano tanto il R. d.
Felice Volani che il padre della ragazza che questa notte verso le
due si rinnovavano colà i soliti fracassi, ed anzi in modo così
spaventoso che avendo una delle compagne distaccato dalla parete il
crocifisso e tenutopelo stretto al petto, parea che il letto
traballasse e dovessero esserne gettate fuori. La ragazza se ne tornò
questa mattina a casa sua coi suoi genitori decisa di non andar più
a dormire fuori, adesso è anche avvilita e non fa che piangere
perché la gente le dice “sei stregata, hai il diavolo adosso”.
Ella d’altronde è sana e mangia e beve come tutte le altre ragazze
della sua età. Non potrebbe essere una vera e reale circumfessio?
Io fin’ora non ho fatto
che constatare il fatto e mi sono ben guardato dall’esternare in
pubblico la mia opinione, però non sono alieno dal credere che tutti
questi fenomeni siano causati dalla presenza di qualche spirito
disincarnato e che appunto per dissipare questi spiriti che girano
per l’aria, il Pontefice [glenogumente] segnante abbia fatto
aggiungere la seconda orazione a S. Michele Arcangelo, che si recita
dopo la Messa e che possano girare attorno a tali spiriti malefici e
produrre questi singolari fenomeni, permettendolo Iddio per i suoi
altissimi fini, me lo confessa oltre la dottrina dell’apostolo
S.Paolo, la lettera che vo facendo di questi giorni dal libro del
Padre GioGiuseppe Franco d.e.d.G. intitolato Gli spiriti delle
tenebre.
Stando le cose in questi
termini, che cosa mi consiglierebbe di fare il Rmo P.V. Ordinariato?
La cosa ormai è tanto pubblica che se ne parla dappertutto anche
fuori delle Giudicarie nelle vallate circonvicine. Attendo con ogni
sommissione un benigno riscontro e intanto mi professo col massimo
ossequio.
Dalla Canonica Par.e
Umilissimo servitore
Bleggio li 26 Febb. 1889
G.B.Lenzi P.o
P.S. Aggiungo altre
osservazioni del R. d. Felice Volani anzidatemi in questo punto e
pria della partenza del pudor morale.
3) Lettera
di risposta del vescovo di Trento Valussi inviata al parroco Giovanni
Battista Lenzi.
M.R. Sig. Parroco di
Bleggio
Le notizie contenute
nella Relazione da Lei fatta alla mia Curia e delle quali aveva avuto
qualche confuso sentore anche prima, sono oltremodo dolorose.
Nella verità
dell’esposizione dei fatti addotti nella sua lettera ed in
quell’altra compiegata del sac. Volani, non ha luogo a dubitare;
onde, ammessa la verità del caso, è da cercarne la causa. Dove
apparisce in prima linea che non si tratta di quelle infestazioni che
succedono talvolta, e da cui S. Agostino medesimo nella Città di Dio
narra essere stata tribolata ai suoi tempi una casa. Qui non è una
casa che sia presa di mira dagli spiriti maligni, ma i fenomeni
seguono invece la ragazza undicenne di cui parlano le due lettere.
Non è nemmeno da
supporre che codesta creatura sia comunque invasata o possessa, non
facendogli menzione di niuno di quei sintomi o criterii che sono
enumerati dal Rit. Rom e dagli Autori; laonde non ci ha nulla che
obblighi od a benedire la casa o ad esorcizzare la persona secondo i
riti commessi dalla Chiesa.
Invece parrebbe trattarsi
d’una incipiente manifestazione di vero spiritismo, giusta la forma
venuta a prevalere durante questo nostro secolo, e che dalle forme
d’operazioni diaboliche, note agli antichi teologi, differisce tra
gli altri per questo, che nella ossessione e possessione lo spirito
reo esercita la sua trista influenza sulla persona o nella persona
contraddicente risultante o non consenziente, mentre invece nello
spiritismo il nemico si sbizzerisce tant’anche presso alle persone,
ma serra sopra tutto ed ottiene un commercio coll’uomo
consenziente, e di taluna persona irfa fare un suo organo strumento
libero, per indirre dirò un sistema di comunicazioni.
Narrando fenomeni delle
tavole rotanti da cui lo spiritismo prese le mosse, il Perrone (nella
sua op. De Virtute Relig., Ratisb. 1866, pag. 267)
scrive che cominciò a conoscersi a caso1
“negli Stati Uniti d’America nell’occasione
in cui tre ragazzi che giocavano con la mano messa sopra a una
tavola, la facevano ruotare e muovere a piacimento da ogni parte,
benché carica. Aggiunti poi ripetuti esperimenti, i sagaci
indagatori scoprirono che la stessa cosa accadeva con dischi
metallici o di vetro, di bronzo e pentole piene e con altri oggetti,
al solo contatto delle mani e delle dita”; onde
fin dall’anno 1832 ne nacque quella passione che si dilatò in
mezzo mondo; e “codesta
attività non si fermò qui, ma le tavole iniziarono a muoversi da
sole, ad alzarsi uno o due piedi, a rovesciarsi. Che anzi sono solite
fornire risposte in modo affermativo o in modo negativo con alcuni
colpi convenuti a chi le interroga su un argomento.
Poi
accadde il trasferimento di oggetti mobili verso una camera o un
cortile, i quali, benché pesantissimi, sono stati visti muoversi per
moto traslatorio al cenno di una persona; ma molto di più si vide
ciò in un treppiede, canestro o altri strumenti dello stesso modo,
che su ordine di uno che spingeva o anche spontaneamente vagano,
salgono, girano per la camera, suscitano un ingente fragore, ripetono
colpi o percussioni nelle pareti ecc.”, tutti
i quali fenomeni si connettono o s’identificano colla più moderna
e comune forma dello spiritismo, ossia con quella fase cominciata a
manifestarsi nell’anno 1848, ed ebbe origine (come riferisce il
suddetto Perrone) “in
un villaggio dello stato di New York nell’America settentrionale,
nella casa o meglio nella camera da letto di una famiglia metodista
chiamata Fox, che era composta di 4 persone, cioè due genitori e due
figlie nubili. Mentre le due sorelle di sera andavano a coricarsi,
una di esse fece scricchiolare per caso le sue dita e subito sentì
che un altro a lei vicino ripeteva lo stesso scricchiolio. Le
ragazze, stupefatte ma non spaventate, gli imposero di dare 6
distinti colpi, cosa che fu accuratamente rispettata. Quando in
seguito a ripetuti esperimenti la madre e la figlia appurarono che, a
un loro cenno avevano lo spirito sottomesso, entrambe diventarono
mezzo (medium) ossia mediatrici tra gli spiriti e le persone, che
volevano comunicare con loro per avere le risposte che desideravano”.
Di là poi il furore che
si attaccò ad americani ed europei il numero sterminato di medium
e tutto quell’apparato di cose che esiste tuttora e passa sotto il
nome di spiritismo.
Questi brani li ho
riportati qui non perché siano nulla di nuovo, ma perché mi pare
che offrano qualche riscontro coi fatti di Rango. Vi si manifesta
cioè come la tendenza ad ingaggiare una specie di corrispondenza, ad
introdurre come una telegrafia spirit. Ella scrisse essersi notato
che “imitando colla nocca della mano il picchiettio nel muro,
questo subito rispondeva, graffiando leggermente colla mano lungo il
materasso, rispondeva dalla parte opposta un forte graffiar come di
due mani di ferro” e il Sac. Volani scrisse che “battendo
egli stesso sull’uscio d’entrata (della camera ov’era a
letto la fanciulla), gli veniva risposto a tempo di musica
dall’alto della lettiera.” Di più, parrebbe doversi dire che
gli spiriti facciano capo alla fanciulla, come se di lei intendessero
quasi di fare un medium. In fatti i rumori etc. che
accompagnano la fanciulla, si collegano alla sua presenza, si
producono quando è a letto, e insomma è lei che, a quanto pare,
porge occasione e, comunque ciò avvenga, determina in qualche modo
le loro manifestazioni. Infatti si legge nella lettera del S. Volani
che la ragazza “mi assicurò asseverantemente che questa notte
si dormirà, e che nissun movimento succederà nella sua casa, ma che
domani sera :/lo spirito:/ batterà di certo.” Se questa
previsione foss’avverata a puntino, non lo raccolgo dagli scritti
che mi stanno sott’occhio; ma il medesimo sacerdote soggiunse che
“la ragazza (il giorno 26 p.p.) chiamò la cugina,
promettendole che coricatasi nel letto della zia, vestita com’era,
voleva farle sentire subito le graffiature ed i battiti del letto,
come nella scorsa notte… si mettono tosto all’esperimento… dopo
due minuti, incominciano le graffiature ed altri movimenti”.
Pervenuto poco di poi il medesimo sacerdote, egli fa nuovamente
coricare la ragazza ed il solito fenomeno “dopo pochi minuti si
riproduce”. Infine lo stesso sac. Volani in un poscritto alla
sua lettera aggiunge “che la ragazza dopo alzata dal letto mi
assicurava di farmi vedere e sentire la stessa cosa, ancora prima
della funzione, quando io l’avessi desiderato.”
Ammesse tutte queste
circostanze, s’imponeva dunque il sospetto che, come ho detto più
su, gli spiriti nel caso in discorso accennino a voler stabilire una
certa comunicazione colle persone, e che la fanciulla sia come sulla
strada di diventare o d’essere tentata a diventare un medium;
anzi si riceve l’impressione che tra essa ed i maligni visitatori
sia già cominciato a stabilirsi un vitale commercio, in forza del
quale essi dipendono in qualche modo da lei e fino a un certo punto
obbediscono ai suoi cenni. Così almeno pare doversi rilevare dalle
due lettere, se pure non ci hanno costì altre circostanze capaci di
modificare questa opinione.
Stando così la cosa,
pare che non facciano al caso i soli riti (benediz., esorcismi ecc.)
che usano indirizzarsi a reprimere l’insolenza degli spiriti quando
essi agiscono sopra o intorno agli uomini repugnanti, dissenzienti,
ma è necessario eziandio e in primo luogo togliere quel tanto di
consentimento e di [comorso] che sembra esistere od inviarsi ad
esistere tra la creatura umana e gli spiriti delle tenebre.
Naturalmente non si raccoglie dalle lettere ed è per sé stesso
arduo a investigare se fino a qual punto la fanciulla sia consapevole
della influenza che subisce ed esercita, e con quale e quanta
chiarezza e risoluzione passi agli atti di volontà con cui si attua
il qualsiasi commercio di cui ho detto; onde cresce la difficoltà
del caso, senza che ne sia promossa la opinione espressa testé!
Da tutto ciò che ho
detto pare che emerga siccome conveniente il modo di procedere che
sono per dire. Dato cioè che sia possibile, conviene porre la
ragazza sotto la direzione di un sacerdote opportunamente scelto, il
quale la istruisce, la apparecchia alla confessione ed alla prima
comunione, e strada facendo la esamina circa quello che può dar luce
a conoscere la relazione ingaggiata tra lei e gli spiriti maligni.
Intanto cessano del tutto gli esperimenti, le visite e gli esami di
preti, di laici, di persone quali che sieno. Affinché questo cessi
più efficacemente è buono che la ragazza possibilmente sia messa
fuori dell’ambiente solito e magari fuor di paese sottratta dal
cicaleccio, messa in circostanze da aver a vedere pochissime persone;
perché se non è stanata dal luogo e dalle persone che la
attorniano, più difficilmente è in grado di vincere la curiosità,
il puntiglio, la sanità, l’instabilità del volere e insomma tutte
le cause interne che sono d’impedimento ad una buona ed efficace
determinazione. Il direttore esamina se la ragazza ha riportato,
possiamo da forestieri o da tali che, stati in paesi esteri possano
aver avuto cognizione o pratica di cose spiritistiche, se ha
riportato, dico, lezioni ed eccitamenti in queste materie, e procura
d’investigare mano mano e con prudenza quale capienza abbia
degl’influssi come sopra. Da queste investigazioni dipende se prima
della comunione debba farlesi fare una specie di solenne (ancorchè
segreta) abiura, o se basti comandarle (e ciò assolutamente) di
schivare e detestare ogni prova, ogni attentato di connivenza, ogni
più lontano [comorso] alle manifestazioni del nemico. È ovvio che,
per allontanare e rompere l’influenza del nemico, è lecito di
benedire la fanciulla, di porle al volto qualche oggetto benedetto o
reliquie ecc.; il sacerdote può eziandio far uso della abjuratio
privata (V.p. S. Alph. Append. Post num-193 lib. III). Una formula
commendevole all’uopo farebbe per es. l’esorcismo quale sarebbe
prescritto dal Rit. nel supplire le cerimonie del battesimo degli
adulti. Riuscendo le cose anzidette, cura ci vorrebbe per togliere
che la mobile volontà della fanciulla non torni, per curiosità o
per dar retta a cicalecci altrui o per altro, a [sormeciolare] sul
pendio di prima. Intanto non può che giovare se i parenti e pregano,
e corrono più di frequente ai Sacram., ed rincalzano le preghiere
divozione (novena, o voto…), secondo e nelle forme che dalla loro
pietà si sentono maggiormente inclinati.
Questo parrebbe a me di
dover consigliare, sotto due riserve. La prima è che suppongo data
la verità dei fatti; e noto che qui era corsa una voce che le
infestazioni fossero una furberia di chi mira a comperare a grassi
patti la casa; ma questa è già delle solite cavatine, e non ardisco
quasi compire un dubbio dopo la relazione Sua e del confratello. In
secondo luogo, non mi basta l’animo di asseverare che il consiglio
dato più su abbia sufficiente fondamento e sia dedotto bene dal
complesso dei fatti non molti venuto a mia cognizione; ma dopo tutto
non saprei consigliare altrimenti.
Ella mi voglia informare
tosto e sovente; e preghiamo il Signore che metta la sua santa mano.
4) Lettera
del curato di Quadra don Lorenzo Guetti inviata al parroco di Santa
Croce Lenzi in data 8 marzo 1889
Molto Revendo Sig. Paroco
Coma da nostra
intelligenza di jer sera e questa mattina, oggidì 8 cor. dopo pranzo
mi portai a Rango onde vedere come stanno le cose per conto della
ragazza Reversi e per ripetere quello che a voce mi disse S.A.
Reverendissima il P. Vescovo. Fui prima in canonica da quel venerando
nostro confratello D. Carlo, ed udii dallo stesso che da tre giorni
cominciò la catechesi alla ragazza per prepararla alla S. Comunione.
Mi disse che la trova un po’ duretta ed astratta alle lezioni, ma
che però qualchecosa impara. Poscia mi portai alla casa di Pietro
Reversi, onde ripetere quello che il Vescovo sia in iscritto sia a
voce solennemente ordinava e per vedere di ritardare la partenza per
l’America di quella famiglia. Sfortunatamente non trovai il capo di
casa il quale si portò a lavorare fino a sabbato a sera presso un
suo parente presso Ballino, cioè al Dus partendo da casa questa
mattina dopo la S.Messa. Trovai però la moglie col resto della
famiglia, ai quali ripetei le proibizioni già fatte con tutta
osseveranza se vogliono ottenere gli effetti che si sperano. Furono
contentissimi nel sentire come io stesso feci in persona relazione al
Vescovo dei fatti avvenuti in quella famiglia, e delle pene ed
angosce della stessa, e molto più a sentire come il vescovo si prese
a cuore la cosa con interesse da vero padre. La moglie, che mal
volentieri va in America, mi disse che farà di tutto perché il
marito ottenga una proroga almeno almeno2
finché la figlia sia guarita da questa infestazione maligna, e che
anzi volentieri resterebbe nel Trentino quando qualche buon’anima
procurasse il lavoro pella sua famiglia e presso qualche Masseria o
qualche altra occupazione per poter vivere, perché anche a loro
interessa più l’anima che il corpo. Domenica verrà da me il padre
onde scrivere a Genova per ritardare il viaggio ad altro mese almeno,
col motivo della figlia ammalata, se non fisicamente, certo
moralmente. Riguardo ad allontanare la ragazza da casa e metterla
altrove qui nella valle, non saprei proprio che dire per parte mia.
La famiglia a malincuore ciò permetterebbe perché se tosto si
lascia vedere fuori di casa e di paese, subito l’apostrofano col
motto “ecco quella del diavolo” e simili. Restando ivi in casa mi
pare fuori del mondo abbastanza. Il mandarla fuori della Valle come
p.e. a Trento o nell’ospitale o dalle Monache od in altro luogo non
si può per ora finché non è risoluta la quistione della partenza
per l’America. Se la famiglia restasse in patria e si dasse alla
stessa occupazione per poter vivere, la madre non sembra contraria a
mandare in educazione e sorveglianza la sua figlia fosse pure a
Trento.
Chiesi poi alla madre, se
han messo in pratica i suggerimenti di S. Altezza specialmente a
quello di proibire la ripetizione dei fatti soliti; e mi rispose che
dopo il tentativo fattole il dì della proibizione da alcuni signori
di Stenico, nessun altro poté essere ammesso in famiglia a questo
scopo. Anzi oggidì essendo venuto a Rango don Luigi Baroldi Curato
de Campi di Riva, assai istruito in spiritismo, ed avendo udita la
proibizione vescovile, si ristette da qualunque prova in proposito, e
solo quando la mattina di oggidì circa le 9½ si produssero i
sussuri spontaneamente, stando in cucina li udì e dopo 10 minuti se
ne partiva persuasissimo di fenomeni straordinari. Allora io ripetei
alla famiglia di non permettere neppure che persone estranee,
qualunque sian, venga neppure in cucina ad udire, senza un espresso
permesso vescovile in iscritto, e mi promisero che saranno
ubbidientissimi. Chiesi se i rumori dopo la proibizione vescovile ed
applicazione della reliquia del Beato Nostro Vescovo Giovanni
Nepomuceno hanno continuato egualmente o meno ed ebbi in risposta che
per due notti non si udì nulla, e le due notti posteriori si udì
solo alla mattina a quasi giorno e mai più la sera. Allora feci loro
raccomandazione che se ancora ciò si verificasse, al primo colpo o
sussurro la ragazza si alzi tosto dal letto, e se ella dorme che la
sveglino la vestano, e recitate le preghiere della mattina stiano
svegli in cucina, ove mai successe simile cosa, fino all’ora della
S.Messa alla quale procurino di andarvi tutti ogni mattina. In questo
modo non si permetterà tanto lavoro all’importuno assalitore.
Raccomandai alla ragazza, cui diedi un libretto di divozione
promessole dopo il mio viaggio a Trento, di imparare ben bene le cose
necessarie a sapersi per confessarsi e comunicarsi; che ogni giorno
vadi dal suo curato per l’istruzione e che ritornando Lunedì, la
esaminerò se avrà fatto profitto, assicurandola che il dì della
sua Comunione, le darò altro libretto pel ricordo di quel giorno
fortunato, ch’io spero sarà la fine della infestazione.
Ritornando da Trento
giovedì p. trovai al Ponte delle Arche il Medico Distrettuale di
Tione, e volle udire da me qualchecosa di questi fatti, ed a lui feci
la stessa esposizione che feci innanzi a S.A. il Nostro Vescovo. Gli
dissi anche della proibizione di ripetere esperimento alcuno da
qualsiasi. Il medico mi rispose che dalla Luogotenenza di Trento
fosse il permesso o invito di chiarire le cose e che facilmente
Lunedì prossimo verrebbero regolare commissione capitanale.
Io sarei di parere di
tosto scrivere a S.A. il Vescovo di ciò, per chiedere il modus
tenendi in questa evasione; anzi se S.A. il Vescovo credesse
opportuno che neppure una commissione capitanale tentasse questi
esperimenti; allora disinteressarlo che tosto ne renda avvisato il
Luogotenente in Trento, onde levi il permesso dato magari per
telegrafo, perché come dissi Lunedì sicuramente verrebbe detta
commissione. Venendo questa, sarebbe buona cosa, secondo il mio
vedere, che Lei, M. Reverendo Sig Paroco con permesso vescovile fosse
pure presente agli atti che starebbe per fare, od alle prove che si
tentassero fare onde sia coonestata la cosa presso il popolo e fosse
impedito qualunque eccesso che pugnasse colla morale e poi ancora per
tener nota di tutto onde riferire all’autorità ecclesiastica il
giusto, potendosi facilmente anche da pubblici funzionari svisare la
cosa o volgerla in ridicolo mentre è affare serio anzichenò.
Ecco quello che gli posso
dire in esito alla mia visita semi ufficiale di oggidì.
Scusi la lunghezza e mi
creda.
Quadra 8 Marzo 89 ore 4
pom. Suo Aff.mo
p. Lorenzo
Guetti
Curato
5) Lettera
del parroco Lenzi al vescovo Valussi in data 8 marzo 1889 allegando
la precedente lettera di don Lorenzo Guetti.
Altezza Reverendissima
Premetto i più vivi
ringraziamenti pell’assennatissima risposta che s’è degnata
inviarmi a proposito dei fatti di Rango.
I comandi e consigli di
V. Altezza furono rigorosamente impartiti e non dubito punto che
verranno osservati scrupolosamente. Pregai il R. Curato di Rango di
prestarsi in modo speciale a ben preparare la ragazza a ricevere i
SS. Sacramenti. Pria di ammetterla alla Iª S. Comunione le farò
anch’io un esame generale. Pare, che dal giorno in cui comunicai al
Reversi le decisioni di V.Altezza, i rumori sieno diminuiti ed anche
dopo che raccomandai alla ragazza di aver fede nella parola del
Vescovo e nella preziosa reliquia che le ha mandato, il nemico sia
meno importuno. Preghiamo e speriamo. Il caso tuttavia è serio e
meriterebbe di venir studiato. Se questa sgraziata famiglia non fosse
sulle mosse per emigrare in America (si imbarcheranno a Genova sul
piroscafo S. Gottardo il 28 c.m.) mi aveva pensato di pregare V.
Altezza di far ricoverare la ragazza in qualche convento a Trento
sotto la sorveglianza di qualche sacerdote di costì, oppur l’avrei
fatta collocare presso le suore di Stenico, ma ormai stante la
decisione fatta di partire non si è più a tempo.
A me piange il cuore a
veder partire questa povera famiglia composta dei genitori, un figlio
di 14 anni e le due figlie l’una di 17 l’altra di 11 in tali
condizioni e colla quasi certezza d’un più triste avvenire.
S’immagini, saranno bravi se potranno raggranellare dai 7-8
marenghi per fare il viaggio fino a Genova, poi saranno condotti
gratuitamente fino al Brasile nella provincia di S. Paolo, e più mi
affligge il timore, che la ragazza, se non viene liberata in questo
tempo fin che è qui, possa poi esser sfruttata a scopo di lucro dai
furbi americani, se venisse scoperta come un potentissimo medium.
Mi giunge in questo punto una lunga lettera di d. Lorenzo Guetti che
incaricai questa mattina di far dei rilievi e non avendo il tempo,
pria che parta questa, di farne estratto mi permetto di inviargliela
tale e quale con preghiera di riferirmi come debba contenermi di
fronte a questa commissione capitanale di cui è cenno.
Baciandole con somma
venerazione il sacro anello mi protesto
Dalla Canonica Par.e
Umilissimo Ossequiosissimo Servo Bleggio li 8 Marzo 1889
pt G.B.Lenzi P.°
6) Lettera
di don Luigi Baroldi, curato dei Campi di Riva indirizzata al parroco
di Santa Croce Lenzi in data 8 marzo 1889.
Molto Rev.do Sign
Parroco!
Mosso non da semplice
motivo di curiosità, ma mosso dal desiderio in primo luogo di
verificare dietro relazioni autentiche la verità dei fatti che si
raccontano successi nel paese di Rango, ed in secondo luogo anche per
poter parlare con cognizione di causa di fronte ai molti increduli
coi quali mi trovo in contatto, ieridì dopo pranzo mi portai dal
paese dei Campi di Riva nel paese di Rango ove giunsi circa le sei di
sera. Fui informato dal mio patriota il locale Curato D. Carlo Festi
di tutti i fatti successi fatta la debita cura di tutte le aggiunte
della fama popolazione, come pure degli ordini impartiti a tal uopo
dall’autorità ecclesiastica. Mentre stava ragionando col detto
Curato, venne in canonica il padre della ragazza, il quale ritornava
da una sua udienza, mi ripeté gli ordini da lui ricevuti, le
promesse a lui fatte, promesse ch’egli si dichiarava di voler
osservare ad ogni costo e di non permettere né a me né ad altri
chicchessia di provocare simili manifestazioni spiritiche. Gli
domandai se fatto giorno mi avrebbe permesso di venire alla sua casa,
per vedere la ragazza. Gli proibii assolutamente di dir verbo alla
medesima o di provocare in qualsiasi maniera qualunque
manifestazione, promettendogli che io pure in obbedienza agli ordini
dati mi sarei astenuto da qualsiasi parola o gesto che potesse aver
relazione con questo commercio spiritico. Mi rispose che quando si
fosse alzata, avrebbe accondisceso che io entrassi nella sua casa
come un ospite qualsiasi, ma che a dirittura egli voleva star fedele
alle promesse date.
Alle sei del mattino in
circa mi portai alla casa del medesimo che mi aperse l’uscio di
cucina ove entrai e mi sedetti al fuoco. Protesto che già in
antecedenza aveva fatta l’intenzione di compiere questa visita non
per pura curiosità, ma per aver in mano argomenti validi da poter
parlare con cognizione di causa e difendere il nostro caso dalle
accuse che sentii ripetermi più d’una volta, che non intendeva per
nulla affatto provocare questa manifestazione, ma che intendeva di
essere totalmente indifferente alla comparsa o non comparsa di questi
spiriti, molto meno di trasgredire gli ordini impartiti.
Dopo pochi minuti ch’io
mi trovava nella cucina al fuoco, si sentì qualche legger colpo che
andò continuando finché, affacciatomi all’uscio e recitata
qualche giaculatoria cessò. Sedutomi di nuovo al fuoco i colpi si
fecero sentire con più violenza, con graffiature ora leggere ed ora
forti in diversi luoghi della lettiera. Apersi l’uscio, i colpi
continuarono, entrai e stetti là immobile nella stanza recitando a
mente qualche orazione senza che cessassero. Presi in mano una corona
e la consegnai alla ragazza raccomandandole di pregare con viva fede
la Madonna onde esser liberata da queste molestie, dessa la prese con
giubilo, baciò il crocifisso, e la teneva tra le mani. Frattanto io
sortii dalla stanza, ed i colpi si ripeterono. Si suonava l’Angelus
Dni che fu recitato in comune ed i colpi cessarono, per ripigliare
poi di nuovo con maggior forza.
Osservo che tra le
preghiere da me recitate vi fu quella che si recita alla fine della
Messa: Sancte Michael Arcangelo .. ed alle parole “imparet illi
Deus” s’arrestò di botto, mentre invece recitando sempre
segretamente e senza dar alcun indizio l’initium del Vangelo di S.
Giovanni infuriava maggiormente. Ho fatto le più serie
raccomandazioni alla ragazza ed in specie al padre della medesima
ricordandogli la terribile fine incontrata da tante giovanette che si
prestarono a queste manifestazioni spiritiche, s’attenesse alle
sapienti norme prescritte e m’accomiatai.
Tale è quanto accorso a
me questa mattina 8 corrente Marzo. Le assicuro che non solo per
obbedienza agli ordini del Vescovo ed alle leggi della Chiesa non
andrei di nuovo ad assistere a queste manifestazioni, ma anche senza
questi ordini non ci andrei più a qualsiasi costo per l’orrore che
mi hanno inspirato.
Con tutta stima:
Bleggio 8 Marzo 1889
pr. Luigi Baroldi Curato
dei Campi di Riva
7) Lettera
di don Luigi Baroldi curato dei campi di Riva inviata al parroco di
Santa Croce in data 11 marzo 1889.
Campi 11.3.89
M. Rev.do Sign. Parroco!
Con mio sommo rammarico
mi trovo in dovere di comunicarle alcune notizie riguardo alla
tregenda spiritica di Rango, che ora si vorrebbe trapiantare a Riva
malgrado tutte le promesse e gli ordini di S. Altezza, notizie che
saran pur dolorose al suo cuore paterno.
Venerdì scorso sul
pomeriggio il padre della media fu a Riva e passando per Pranzo, non
so se nell’andata o nel ritorno, un po’ forse [altelso] dal vino
raccontò quanto segue, come mi consta da testimonj degni di fede che
all’uopo mi promisero di confermar tutto con giuramento.
Raccontò quanto gli
esposi io stesso nella mia relazione, degli ordini etc. e poi
aggiunse. Ho detto io stesso alla ragazza, verrà un prete, fa che
batta e batta forte da fargli paura. testuali paroli.
Soggiunse: Non credo più
né a preti, né a frati, né al Vescovo, né a Sacramenti. Essi
fantasticano che sia il diavolo etc. se io volessi parlare saprei
assai più che non tutti essi assieme. (senso testuale)
Discorrendo della misura
di trasportare la ragazza in convento disse che s’opporrebbe a
tutt’uopo, e che il cuore della ragazza, egli ne è certo si
ripinterebbe a queste misure. Aggiunse che malgrado tutti gli ordini
ricevuti egli la condurebbe a Riva dal Cannella il quale gli ha
promesso una somma di denaro (si dice 100 fiorini) e di liberare la
ragazza da questo magnetismo.
Insomma da queste ed
altre espressioni consimili chiaro apparisce e tutti lo compresero
che il padre della ragazza ha la colpa precipua in questa tregenda
diabolica, cui si aggiungerebbe un’altra circostanza, che un
individuo in tutto simile al padre fu un giorno qualche tempo fa, in
casa Malossini, con un libro che trattava di magia, e che il curato
di Pranzo lì presente voleva gettare al fuoco, ma l’altro
risolutamente s’oppose. La Sign. Angelina Malossini crede di
ravvisare una perfetta somiglianza.
In somma la cosa si fa
seria , ma seria assai, si vede apertamente l’opera diabolica cui
noi dobbiamo apporre tutti i nostri sforzi. Alle tante miserie che
abbiamo non ci mancherebbe che questa!!
Oggi stesso vado a Riva
per informare il Decano del pericolo che ci sovrasta e poi forse
andremo dal Capitano ed ancor questa sera in via telegrafica od in
altro modo informeremo il Vescovo di tutta questa dolorosa storia.
La prego di tutto cuore
ond’ella pure chiami il padre della ragazza, svelandogli la sua
perfidia, che per vincere il diavolo, sta ben [amaseterarlo], si
serva pure con tutta libertà di queste mie informazioni ed anche del
mio nome che quanto scrissi lo posso provare, e lei pure informi di
tutto il Vescovo.
Ringrazio la Provvidenza
che mi ha dato occasione di poter coadiuvare nel combattere
quest’opera diabolica, la prego di tenermi informato di tutto, che
io non mancherò di fare altrettanto, mi comandi liberamente in ciò
che posso che non mancherò all’appello, come pure non mancherò di
pregare e far pregare dai miei scolari, onde Satana abbia a restarne
scornato e Cristo riporti Vittoria.
Con tutta stima
Dev.mo ed aff.mo
d. Luigi Baroldi
Siccome il pericolo urge,
così mando un apposito, il quale è già pagato ed a cui potrà
consegnare risposta.
8) Lettera
del parroco Lenzi al vescovo Valussi in data 12 marzo 1889 allegando
la precedente lettera del curato dei Campi di Riva don Luigi Baroldi
Altezza Reverendissima
Mi riesce oltremodo
doloroso dover riferire a V. Altezza Rma che i fatti spiritici di
Rango non solo continuano quotidianamente, ma stando l’affluenza
continua di curiosi che vengono da tutte le parti non è nemmen da
sperare che possano riuscire efficaci i mezzi suggeriti dalla
prudenza per ottenere la liberazione da quelle infestazioni, qualora
la ragazza non venga affatto isolata da suoi famigliari. L’affare
va complicandosi in modo che io non mi raccapezzo, anzi incomincio a
temere che si volga la cosa a scopo di lucro da parte della famiglia
e che i nemici della Chiesa se ne servano a loro scopi diabolici. Mi
rincresce pur, che l’ottimo sacerdote d. Luigi Baroldi si abbia
voluto intromettere in questa brutta facenda, a scopo d’istruzione
sì e colle più rette intenzioni, ma pur infrangendo gli ordini
vescovili. Io il seppi solo dopo che ci era stato e perciò mi feci
rilasciare una relazione delle cose udite e vedute, relazione che mi
permetto di innalzare a V.Altezza a schiarimento e conferma dei fatti
riferiti anteriormente. Ier sera a notte lo stesso d. Luigi Baroldi
mi fece avere d’urgenza un altra lettera che pure unisco, qui mi
pare che egli prenda la cosa con troppo calore, tuttavia se si
verificassero le cose esposte sembrerebbe che il Reversi padre non
sia più in buona fede e che non sia quella persona onesta ch’io mi
credeva e che da tutti fin qui era ritenuto, conviene però notare
che quando il Reversi disse queste parole era un po’ preso dal
vino, tuttavia nella sua posizione la tentazione è grande e dei
denari è certo che ne hanno acquistato in questi giorni, e se
l’autorità ecclesiastica d’accordo colla politica non adoperano
mezzi energici per por fine a una tale tregenda, io prevedo che ne
potranno seguire dei guai peggiori.
Attendo istruzione in
proposito e prostrandomi in ispirito al bacio del Sacro Anello mi
raffermo col massimo ossequio.
Dalla Canonica Par.e
Umilissimo
e devotissimo servitore
Bleggio li 12 Marzo 1889
p. G.B.Lenzi P.o
9) Lettera
di don Guetti al parroco di Santa Croce Lenzi in data 14 marzo 1889
Molto Reverendo Sig.
paroco,
Oggidì 14 Marzo ad ore 1
½ fui chiamato a Cavrasto dall’I.R Capitanato distrettuale il
quale assieme al medico distrettuale, al Comissario, ed I.R Aggiunto
forestale erano preparati per andare a Rango in Casa Reversi in
commissione regolare alfine di verificare i fatti straordinari che da
tempo ivi succedono e darne il proprio giudizio. Pregato dagli stessi
di farne parte e sentito da Lei M R, Sig. Paroco, il tenore
dell’ultima lettera di S.A. il Principe Vescovo, che lasciava in
ciò libero alla nostra prudenza, cioè di intervenire o meno, credei
non solo utile il farlo, ma anzi necessario sotto tanti aspetti che
ora sarebbe troppo lungo accennarli, ma che si vedranno dalle cose
che sono per dire. Partiti da Cavrasto circa le 2 ½ pom. ad ore tre
eravamo in casa di Pietro Reversi. Quantunque la famiglia sapesse in
antecedenza l’arrivo della Commissione, perché il padre della
ragazza la mattina era stato a Tione a sollecitarla e la
ragazza stessa fosse [asseniata] dal padre a star tranquilla
perché facesse sentir bene, pure la ragazza da principio era
timida assai e quelle faccie nuove sembravano imporle molto. Pria di
mettersi a letto, il medico distrettuale alla mia continua presenza
prese ad esaminare il letto, sotto e dalle parti, levò la lettiera
in testa mobile, esaminò minutamente la panca prediletta pei
sussurri. Andò dentro nelle altre stanze a percuotere per farmi
sentire, se i battiti fossero simili a quelli ch’io sentii altre
volte. Così fece discendendo nell’avvolto sotto la camera. Ciò
fatto, si fece andare la ragazza a letto vestita, il che lo fece ella
sola e perché non avesse paura dalla presenza di tante persone restò
solo il medico distrettuale ed io. Poco tempo dopo si sentirono due o
tre piccole graffiature; allora entrarono il Sig. Capitano e gli
altri, e pure alla loro presenza si udirono ripetere leggermente
alcune graffiature. Allora il Dottore si portò vicino alla ragazza
per vedere se i movimenti fossero fatti dalle mani sue o meno, ed al
momento di ripetersi le graffiature, alzò le coperte in fretta e
sebbene avesse veduto un po’ di movimento nelle mani della ragazza,
asseriva che non potea in quel momento aver ritirate le mani dal
luogo, dove si udiva il graffiare e con ciò il medico trovava un
principio di straordinario. Ma dopo questo non si udì altro
alla presenza rigorosa del medico. Uscendo dalla camera tutti
si udì ancora qualche graffiatura e qualche punteggio. Allora il
Medico li presentò un paio di guanti onde assicurarsi che la
ragazza non facesse la graffatrice, ma ella non volea metterli
addirittura e quando si comandò dal padre, che li mettesse, si mise
a piangere e pianse per ben mezzora. Allora non sentendo nessun
movimento, si fece uscire la ragazza dal letto e sedere sulla panca
ma quella non si mosse menomamente. Si fece alzare la ragazza e stare
in piedi vicino a quella per vedere se la panca si movesse verso la
ragazza come successe altre tante volte, ma mentre il medico
accovacciato in terra stava spiando ogni movimento della ragazza, la
panca mai si mosse. Allontanato il medico e gli altri dalla
camera, e stando io in mezzo alla stessa e sull’uscio il
commissario, al tocco della ragazza la panca si mosse due volte con
piccolo movimento innanzi, ma la cosa non avveniva più alla presenza
del dottore e del Capitano, allora fu cessato per intanto ogni
tentativo vedendo essere inutile l’attendere. La commissione si
portò in cucina ed il medico prese notizia di tutti gli individui di
casa ed esaminò a tutti lo stato esterno fisico e misurò le
dimensioni del cranio, ed assunse dati sulla parentela, prosopia,
etc. di questi individui e trovò il padre idrocefalo, ed il
figlio di circa 15 anni, quasi cretino e balbuziente, in modo che
fato di recitare il Pater noster sembrava un ragazzo di
quattro anni o meno perché parlava proprio nel gergo bambinesco.
Poscia entrò in camera e fece visita minuta alla ragazza sempre
esternamente e senza spogliarla e con bella maniera ed affabilità
cosicché la ragazza non sembrava avere più paura alla presenza del
solo medico e del commissario capitanale. Esaminò l’occhio della
ragazza, e vi trovò un po’ di pupilla dilatata e dello strabismo,
ma perfetta la vista ad ambi gli occhi. Il tatto fu trovato perfetto
ad anche il senso in ogni parte del volto e del collo che andava
punzecchiando con un ago. Le fece odorare dell’ammoniaca ad ambo i
fori del naso e non trovò nulla di irregolare, le fece assaggiare
anche una polvere amara e ne sentì tosto il cattivo gusto. In una
parola trovò la ragazza nel complesso sana senza segnale di
isterismo, anche puerile. Visto che la ragazza sembrava un po’ più
pacifica di prima, fu fatta andare ancora a letto, ma non si udì più
alcun segno né ordinario né straordinario sulle graffiature al
letto. Solo in piedi vicino alla scranna si ebbe un piccolo movimento
della stessa, ma non avvertito dal medico perché era assente dalla
camera, e non si potea dedurre con certezza se fosse spontaneo o
fatto col piede dalla ragazza. In conclusione la commissione
capitanale ufficiosa venuta mezzo incredula e scettica su questi
fatti divulgati ai quattro venti, né restò ancor più incredula
dopo i fatti esperimenti essendo stati frustrati dei solo effetti.
Anche quelle poche graffiature sentite dalla commissione, non furono
neppur l’uno per cento né per fortezza né per ripetizione delle
volte udite dagli altri innumerevoli e da me stesso. Cosicché la
commissione venne nella conseguenza non essere la cosa come si
descrive e tutt’al più effetto d’ipnotismo imperato, cioè
voluto dalla volontà del padre e che so io. Quindi l’I. R.
Capitano vivamente raccomandò al Padre di non ammettere più nissuno
per sentire simili esperimenti se non volla andare incontro a tristi
conseguenze, alla ragazza raccomandava poi che frequentasse la scuola
che fosse buona e che giammai si lasciasse indurre a tentare di far
battere perché non cadesse ammalata. Abbiamo ora due proibizioni:
quella Vescovile sotto l’aspetto di vero spiritismo, e quella
capitanale sotto l’aspetto di cosa da nulla e quasi ridicola, o
tutt’al più di ipnotismo innoquo! Ad ogni modo si è concordi di
non far più esperimenti volontarj e se succedessero ancora sussurri
involontarii ed indipendenti da ogni volontà degli individui della
famiglia, il medico distrettuale si riservò di venire solo
all’insaputa della stessa famiglia onde meglio esaminare la cosa
per vedere se si debba conchiudere atto straordinario, mentre ora non
può fare detta conclusione. Essendo il medico distrettuale
francamente cattolico di principii e di pratica, mi raccomandò
stessi attento ad ogni cosa e riferirgli, onde ritornare per dettare
una eventuale sentenza con maggior fondamento di oggidì. Egli non
vorrebbe negare i fatti veduti ed uditi da tanti, anche da persone
degne degnissime di fede, ma nella posizione ufficiale che si trova
presentemente non può dire di aver trovato nulla che meriti serio
riflesso per la scienzia.
Ritornato colla
commissione capitanale a Cavrasto, si trovarono ivi alcuni Signori ed
una Signora provenienti da Riva, che erano vogliosi di andare a Rango
per assicurarsi de’ vider delle cose sentite. L’I.R. Capitano
disse loro che resta proibito per tutti e quindi non vorrebbe si
presto fare un’eccezione. Quando il Sig. Capitano udì, che nella
comitiva rivana trovavasi un Cavaliere Viennese con una Signorina
pure da Vienna portatisi qui appositamente per vedere le cose di
Rango, egli ascese alla loro stanza e non potrei dire che cosa ebbero
a conchiudere. Vedremo domani se que’ Signori si siano portati a
Rango o meno. Gli altri signori di Riva non erano del parere che le
autorità sia Ecclesiastica che civile siano vedute nella
determinazione di proibire l’intervento dei curiosi e specialmente
delle persone dotte, a sentire i sussurri di Rango perché, diceano
loro, se son veri, sarà una prova lampante all’esistenza dello
spiritismo, se invece fosser falsi o maliziosamente combinati, si
verrebbe più presto a scoprire il vero e così disingannare il
publico. Il Capitano però stette nella sentenza di proibire da qui
innanzi l’accorso de’ curiosi, ordinò vocalmente che il comune
facesse aprovare i suoi comandi, promettendo di spedire analogo
decreto proibitorio. Stando le cose in questo modo, mi sembra chiaro
che anche il clero di qui stia in somma circospezione per l’avvenire
onde, in ogni modo vada a finire la cosa, sia messo al sicuro tanto
dalla troppa credulità del volgo, come dalla spinta incredulità dei
presunti dotti, e quindi onde ciò avvenga fui contento d’essere
statto presente ai fatti ed ai detti dell’odierna commissione
capitanale, perché anche S.A. il Vescovo sia reso ad atto di tutto
ciò, se crede, M.R. Signor Paroco, faccia di questa mia quell’uso
che desidera. Scusi la fretta e la lunghezza della scrittura e
m’abbia
Quadra 14 Marzo 1889 ore
9 pm. Devot.s.
pte
Lorenzo Guetti
Curato
P.S. Il medico tentò
alla mia assenza d’ipnotizzare la ragazza; ma mi disse che gli
riuscì impossibile perché la ragazza rifuggiva da tale operazione.
Avea con sé anche la macchina elettrica ma non ne fece alcun uso.
10) Lettera
di risposta del vescovo Valussi indirizzata al parroco di Santa Croce
Giovanni Battista Lenzi in data 15 marzo 1889
M. Rdo Sig. Parroco di
Bleggio
La sua ultima lettera
m’ha cagionato non poco rammarico, in quanto lascia supporre che
nelle faccende di Rango c’entri una dose di mala volontà la quale
potrebbe creare molti e gravi pericoli. Rilevai tuttavia ch’Ella
inclini tuttavia a mettere in dubbio le assunzioni della connivenza e
dello spirito di speculazione del padre della fanciulla, ed io
desidero ardentemente che sia vera all’incontro quella bontà e
buona fede che si lodavano nel detto uomo.
Tocca ora a lei di
esaminare come stia la cosa, o per dir meglio a quest’ora Ella avrà
già fatto le sue ricerche ed appurata la verità. Se trova che i
timori messi in campo da don Baroldi sono inconsistenti, è da
continuare semplicemente colle norme che abbiamo già comandate,
ponendo sempre mente ad escludere l’azione di più persone e
tuttavia che può favorire le dicerie, le varie ansiosità eccetera.
Se invece si trasse che
la famiglia o per dar popolo a ansiosità o per amore di guadagno si
porge a provocare la continuazione dei noti fenomeni, a mettere la
fanciulla in mano d’altri, a sollevare od a volere che sia
sottoposta ad altri esperimenti ecc., allora bisogna tentare ogni via
di troncare la faccenda. Non ne potrebbe nascere altro che male, in
linea religiosa ed anco civile: un contagio cioè di fantasticherie
un inquietarsi degli animi, una sete di novità strane e bislacche,
uno sfogo parte di miscredenza e parte di credenza a pratiche
superstiziose, un mondo di ciance che turbano le menti e peggio;
insomma tante cose, che anche all’Autorità secolare non possono
vedersi di buon occhio. E lei dunque verificandosi questa seconda
supposizione che dissi, pongasi in intelligenza col Capitanato,
affinché occorrendo fornisca il suo appoggio al collocamento della
ragazza in luogo dove possa venire istruita e insieme sottratta a
quell’ambiente. Che se da codeste parti, com’è probabile, un
opportuno luogo ove collocarla non si trovasse, sono disposto io a
riceverla ed a provvedere al caso. Ho anzi a quell’uopo già fatto
qualche tentativo, sebbene finora un poco somesso, per la ragione
delle difficoltà che i conventi presentano. È chiaro infatti che
una ragazza con simili precedenti non istà proprio a suo luogo in
una casa dove albergano cinquanta o cento donne, monache, educande e
così via, tutte donne, facili a spaventarsi ad un nonnulla, con
quella nervosità che è propria del loro sesso. È un rischio vero e
non leggero; ma, la famiglia ha proprio bisogno, qualche
provvedimento lo dovrò prendere, e Dio ci aiuterà a prenderlo
utilmente.
Con questo spero
d’essermi spiegato abbastanza. Ella, colla usata e debita calma,
dia ogni cura per medicare la cosa e non risparmiar il suo [..]
intervento; ed io per parte mia, standomi giustamente a cuore codeste
anime, farò sempre ogni mia possa per venirle in aiuto
15 Marzo 1889
11) Lettera di don Guetti al parroco di Santa Croce Lenzi riferendo sull'intenzione della famiglia di Pietro Reversi di portarsi a Trento e poi a Piné e sulla necessità che faccia visita al Vescovo Valussi.
Molto Reverendo Sig. Paroco,
Pietro Reversi di Rango ha intenzione di portarsi a Trento e poi a Piné colla sua ragazza, attorno alla quale avvengono i noti sussurri straordinari. Io sarei d'avviso che in questa si portasse pure da sua Altezza il Principe Vescovo onde dalla bocca dello stesso e dalla ragazza sentisse ancor meglio tutta la storia di quest'affare. Essendo la famiglia povera alcuni generosi offersero allo stesso reversi le spese di viaggio. Se crede accompagnare il reversi con una commendatizia gli sarà discaro.
Mi creda.
Quadra 15 marzo 1889 Obbedientissimo servo
prete Lorenzo Guetti
Curato
13) Lettera di don Guetti al vescovo Valussi in data 26 marzo 1889. Tale lettera fu scritta in risposta alla missiva del vescovo in data 21 marzo 1889 che non è stata ritrovata nel carteggio.
11) Lettera di don Guetti al parroco di Santa Croce Lenzi riferendo sull'intenzione della famiglia di Pietro Reversi di portarsi a Trento e poi a Piné e sulla necessità che faccia visita al Vescovo Valussi.
Molto Reverendo Sig. Paroco,
Pietro Reversi di Rango ha intenzione di portarsi a Trento e poi a Piné colla sua ragazza, attorno alla quale avvengono i noti sussurri straordinari. Io sarei d'avviso che in questa si portasse pure da sua Altezza il Principe Vescovo onde dalla bocca dello stesso e dalla ragazza sentisse ancor meglio tutta la storia di quest'affare. Essendo la famiglia povera alcuni generosi offersero allo stesso reversi le spese di viaggio. Se crede accompagnare il reversi con una commendatizia gli sarà discaro.
Mi creda.
Quadra 15 marzo 1889 Obbedientissimo servo
prete Lorenzo Guetti
Curato
13) Lettera di don Guetti al vescovo Valussi in data 26 marzo 1889. Tale lettera fu scritta in risposta alla missiva del vescovo in data 21 marzo 1889 che non è stata ritrovata nel carteggio.
Altezza Reverendissima,
In pronta ubbidienza alla
vostra veneratissima dei 21 corr. datone prima parte a questo
M.R.Sig. Paroco, mi portai a Rango in casa di Pietro Reversi per
assicurarmi se le cose procedessero in ordine e fossevi alcunché di
nuovo. Il padre era assente dal paese; trovai invece in casa la sola
ragazza che lavava i piatti in cucina / era il dì 23 corr. dopo
pranzo / e tosto dalla stalla vicina sopravenne la madre, mentre la
figliola maggiore stava nelle stanze a regolarne la pulizia.
Quivi dopo avermi fatto
raccontare qualcheuna del suo viaggio a Trento e Piné, mi feci a
ripetere alla ragazza le istruzioni ricevute dal suo curato, e visto
che fece profitto dopo la mia ultima visita, la animai a continuare e
le ripetei in sunto le cose principali a sapersi onde nella prossima
settimana assieme agli altri potesse essere ammessa alla prima
Cumunione in Parocchia.
La madre mi assicurò che
dopo la proibizione Capitanale intimata poi alla famiglia anche con
decreto a mezzo dell’i.r. Gendarmeria, non vi si permisi alcuno
esperimento, sebbene non fossero mancati i curiosi. Raccomanda a loro
di stare con tutto il vigore agli ordini dati, alfine ancora di
evitare le penalità che l'autorità civile potrebbe imporre.
Domandando alla medesima
se i sussurri si ripetessero, ebbi in risposta che continuano
specialmente la mattina, ma non tutti i giorni, e che anzi il giorno
innanzi avvenne alcunché di straordinario in questo modo: Pria di
andare a dormire tutta la famiglia stava attorno al focolare e si
mise a recitare come il solito il S.Rosario.
Dopo quello si venne alla
recita del de profundis in suffragio dell'anima del figlio defunto da
circa un anno fa; ma appena si cominciò nella preghiera sulla panca
del focolare ove stava appoggiata la ragazza ed altri membri di casa
/cosa insolita/ si sentirono forti colpi e graffiamenti e movimento
della stessa, ed atto pena terminato il de profundis, finirono di
colpo i sussurri. Meravigliati tutti di ciò, anzi fortemente
impressionati, si misero tutti a rinnovare la stessa preghiera, e
vede i sussurri si rinnovarono e tosto tacquero al finire del de
profundis. Allora si fece venire la ragazza in mezzo alla cucina ed
assieme al fratello, si fecero recitare tre Requiem pel defunto
fratello ed anche allora i moti insoliti si ripeterono specialmente
alla sedia ove stava appoggiata la ragazza, e finivano se si definiva
di pregare pel morto. La famiglia restò fortemente addolorata di tal
cosa e specialmente la madre; la quale piangente mi diceva, se forse
suo figlio defunto avesse bisogno di suffragio et. Io l’ animai a
stare tranquilla dopo aver già pel passato suffragato, come si usa,
l'anima del figlio; che del resto continuasse pure a pregare e
suffragare l'anima sua; anzi per tranquillizzarla maggiormente mi
offersi a celebrare il dì dopo nella mia chiesa una S. Messa
privilegiata e che nella famiglia la accompagnassero stando nella
loro curazia colle loro offerte e preghiere in suffragio del loro
caro trapassato.
A questo proposito non
posso a meno di accennare ad un dubbio che le donne del paese vanno
divulgando come causa de’ sussurri in casa Reversi. Eccone il
senso: alla metà di Dicembre / presso a poco al principio dei
fenomeni di casa Reversi / si avea preparato il nuovo cimitero di
Rango ed in quello si trasportarono le casse de’ morti del vecchio
cimitero posto attorno alla chiesa; indi tutta la terra dello stesso
venne trasportata nel nuovo e si finì coll’aggiungercene di terra
nuova fino al compimento. Siccome il cimitero nuovo non fu ancora
benedetto, le donne sussurano alla profanazione de’ morti e temono
che gli effetti di casa Reversi provengano da ciò. Il cimitero nuovo
manca ancora de’ muri di parapetto sopra il livello della terra
d’inumazione e credo che solo dopo fatti questi il cimitero venga
benedetto. Sarei d'avviso che per togliere il pretesto a queste
dicerie, sarebbe cosa migliore anticipare la benedizione solenne e
molto più che lo stato del cimitero come si trova presentemente, è
in stato normale per ricevere detta benedizione. Osservo ancora che
dopo il trasporto de’ cadaveri dal cimitero vecchio nel nuovo, non
fu fatta altra sepoltura nuova, cosicché, credo, che quel suolo non
abbia ancora ricevuta neppure la benedizione interinale solita a
farsi alle singole sepolture di cadaveri.
L’I.R. Capitano
Dist.ale ha mezzo di biglietto privato e così pure il medico Dist.le
mi pregarono di tenergli informati di tutto ciò che avviene a Rango,
e in questi giorni ho dato loro relazione dei fenomeni che continuano
dopo il ritorno della ragazza da Trento e che la famiglia desidera
una seconda visita del medico in modo più confidenziale, visita che
lo stesso medico mi disse di fare perché vuole assicurarsi dei
fatti. Essendo lo stesso medico mio amico personale qualora egli lo
desiderasse, non mancherò di essere presente agli esami che farò
ulteriormente sopra questo affare importante.
Osservo infine che
l’andata del Reversi colla famiglia al Brasile, è sospesa fino a
nuovi ordini per l'infierire della febbre gialla, come gli si
partecipò da Genova in questi dì.
Chiudo questa mia
relazione qualunque, pregando Vostra Altezza della fretta nello
scrivere e chiedendo umilmente la paterna benedizione.
Quadra 26 Marzo 1889
Um°
pte
Lorenzo Guetti
Curato
14) Lettera
di don Lorenzo Guetti al vescovo Eugenio Carlo Valussi in data 27
marzo 1889
Altezza Reverendissima
Chiedo scusa se così di
frequente vengo ad occupare Vostra Altezza nella lettura di miei
scritti. Questa volta però posso riferire cosa che dà non poca luce
sui fatti di Rango.
Il medico distrettuale
venne oggidì da Tione e dopo esser stato a pranzo da me, assieme
siamo andati a Rango per studiare la cosa. Oltre al medico eravi
altro laico assunto in confidenza in qualità di testimonio alle cose
da vedersi e da udirsi. Arrivati in casa Reversi trovammo tutta la
famiglia raccolta in cucina e la ragazza era più ritrosa del solito,
sicchè tememmo di nulla udire. Cercai di tranquillizzarla alla
meglio, ed intanto il medico entrò nella stanza ad esaminare meglio
il luogo e specialmente la scranna ove pel solito succedono i
movimenti straordinarj. Uscito il medico, feci entrare la ragazza
perché andasse a letto, ma per quanto facessi non volle coricarsi
sotto le coperte come il solito ma si sdrajò sopra le stesse. Quivi
stette buon pezzo di tempo, ma non si udirono né graffiature né
altri sussurri. Allora il medico mi pregò che facessi andare la
ragazza sopra la scranna comandandole che tentasse di far uscire il
piede della scranna come avvenne altre volte. Ma il piede non uscì
affatto. Allora fu fatta alzare e stando vicina alla scranna, fu
fatta toccare come il solito colla mano per vedere se facesse i
movimenti in avanti come pel passato. Quando la ragazza, toccata la
scranna, diceva muoviti, la scranna si moveva verso la stessa e ciò
successe per tre o quattro volte. Il medico all’insaputa della
ragazza stava accovacciato sotto il letto per spiare se il movimento
avvenisse spontaneo o meno, ma stante l’oscurità non poté
assicurarsi dal tutto, sebbene avesse osservato qualche mossa del
piede sinistro della ragazza. Visto che altri fenomeni non
succedevano, trovandosi la ragazza in uno stato mezzo dormiglioso, si
cessò da ogni sperimento e si venne in cucina. Quivi il medico prese
colle buone a visitare un po’ minutamente la ragazza alle mani, e
non vi trovò nulla, osservò i piedi vestiti di calze ed appena livò
il zoccolo al piede sinistro, vi segnalò delle macchie nere
sopra la soletta e senza dar a vedere a nissuno, dice a me
queste precise parole: hic est corpus delicti. Al solo
pronunciar queste parole la ragazza, si mise in dirotto pianto ed a
gridare non esser stata lei a muovere la scranna; che il nero della
soletta lo avea prima avendola annerita sul pajuolo e poi si mise a
fuggire dalla cucina in stalla dirottamente urlando e gridando per la
paura che metessero in prigione lei ed il padre. Io restai mezzo
intontito a quella scena, ed allora il medico mi spiegò tosto
l’enigma che già avea mezzo inteso. Egli pria di far entrar in
camera la ragazza, vi era entrato ed al piede della scranna solito ad
uscire nei movimenti, vi applicò un’ unto nero ed
attaccaticcio e con ciò si venne ad arcuire, che i movimenti della
scranna avvennero col contatto del piede della ragazza e quindi
naturalmente. Messa poi in un po’ di pace la ragazza e dimandatole
se poi fosse stata lei a muovere la scranna, continuò a negare e
perfino diceva di non sapere neppure se la scranna si fosse mossa. Io
però son più che persuaso che la ragazza fosse in continua
menzogna, mentre fu menzogna quello di dire che si avea annerita la
soletta della calza col pajuolo, mentre si constatò con sicurezza
che il nero di quella era preciso di quello appiccicato al
piede della scranna. Il medico, diceva che forse sotto l’effetto
dell’ipnotismo, la ragazza potrebbe aver fatto quel movimento senza
accorgersi, ma io sto invece nell’opinione contraria, cioè che la
ragazza mosse scientemente col piede la scranna. Sia poi stata
malizia solita, sia stato poi perché non vedea succedere movimenti
spontanei, o li vollesse fare per forza; il fatto sta che quelli di
oggidì avvennero per mezzo del piede della ragazza.
Quelli di famiglia non
restarono tanto meravigliati del fatto; anzi pregarono il medico che
continuasse gli studi per spiegare anche gli altri fenomeni; cosa che
promise di fare in prossima visita. Partiti da quella casa,
accompagnai il medico per buon tratto di strada, e sebbene fosse
contento di aver pigliato un po’ di diavolo in trappola, da sincero
cristiano cattolico che è, mi disse che non è ancora tempo di dire
una sentenza perentoria in proposito, ma che con più commodo
ritornerà sopra luogo. Intanto gli darà relazione di ciò all’I.R.
Luogotenenza in Trento, la quale aspetta da tempo un rapporto sui
fatti di Rango e pregò me di fare egualmente con Vostra Altezza come
intendo di fare con questa mia.
Se dopo tale relazione,
Vostra Altezza crederà opportuno dare al Sig. Paroco di qui, od a me
direttamente quelle istruzioni che crederà del caso, non mancheremo
di eseguirle appuntino affinché sia fatta perfetta luce sopra queste
cose che riempiono mezzo mondo con varie edizioni.
Certamente per parte mia
amerei d’essere stato ingannato coll’attribuire la cosa a
spiritismo, piuttosto che restare confermato nello stesso colle
testimonianze della scienza medica. Ad ogni modo intendo sempre più
che in simile cosa, la prudenza non è mai troppa.
Chiedo novellamente
perdono e scusa pella fretta di questa mia e con affetto di figlio
impetro prostrato la vostra benedizione paterna.
Quadra 27 Marzo 1889
Um°
pte
Lorenzo Guetti
Curato
15) Lettera
di don Lorenzo Guetti al vescovo Valussi in data 15 maggio 1889.
Altezza Reverendissima
Addì 8 Maggio io era
venuto a Trento qual membro sostituto alla Sessione delle Giunte del
Consiglio Provinciale d’Agricoltura colla sicurezza di avere al
dopo pranzo almeno un’ora libera per venire ad ossequiare Vostra
Altezza Reverendissima e finire le communicazioni di varie notizie
spettanti alla nota ragazza di Rango. Ma ne restai deluso, giacché
solo dopo le 6 pom. di quel giorno potei essere in libertà; ad ora
quindi inoportuna per presentarmi in Episcopio. Il giorno dopo per
tempo dovetti lasciare la città per ritornate agli affari della mia
Cura e solo adesso posso comunicare per lettera quello che credeva
necessario dire a voce, chiedendo scusa se mi tocca essere prolisso
nella mia umile esposizione.
Dopo la lettera ultima
diretta da me a Vostra Altezza Reverendissima riflettente l’esito
ottenuto dall’i.r. Medico Distrettuale nella sua seconda visita in
casa Reversi, gli insoliti movimenti attorno alla ragazza si
diminuirono d’assai. Solo nella notte dal 1° al 2° Aprile,
vigilia della I Comunione della ragazza, i susurri si ripeterono con
fracasso per quasi tutta la notte, come deposero innanzi a me ed
altri il padre, la madre e la sorella maggiore della ragazza. Questa
ai 2 Aprile assieme agli altri ragazzi e ragazze di tutta la
Parocchia fece la sua prima comunione nella Chiesa parocchiale, ove
si usa rendere solenne la funzione col promettere la rinnovazione
delle promesse battesimali. In quest’occasione si osservò che la
ragazza all’atto di comunicarsi sia pella commozione, sia per altro
motivo, era assai pallida ed abbattuta, mentre poco tempo dopo
riacquistava il suo solito colorito. Da quel dì poco o quasi nulla
s’udì più di straordinario a Rango in casa Reversi, in maniera
che cessarono le solite dicerie, e si parlava qui da noi di cosa come
finita. Qualcuno però voleva far credere, che i susurri continuavano
ancora, ma che si voleva tener nascosta la cosa, non si sa con quali
fini. Stetti in attenzione di ciò; domandai, e feci domandare alle
persone più vicine e confidenti della famiglia; io stesso in fine
seriamente interpellai il padre e la madre della ragazza, ed ovunque
ebbi con sicurezza conferma su questo; che dopo la I Comunione nulla
o quasi nulla si udì in tempo di notte dei soliti movimenti.
Ultimamente il padre della ragazza si portò a Verona per vedere di
trovare un posto di servizio alla sua figlia maggiore e possibilmente
anche per la minore, ma conosciuto colà come padre della ragazza del
diavolo di Rango (sic), nissuno s’arrischiò ad assumere in
servizio l’una o l’altra delle sue figlie, cosicché ritornò a
casa avvilito assai. Mentre il padre era a Verona, la sua figlia
minore stette a Cavrasto presso sua zia, e durante quella settimana,
mi assicurava la zia, di notte non si udì nulla di nulla, ma che se
la ragazza voleva sulla sera qualche piccolo movimento si
sentiva ancora
Visto andargli a male la
sua ricerca in Verona il padre della ragazza ripetutamente si fece a
raccomandarsi a me a mezzo di persone confidenti, ed infine egli
stesso venne due volte da me, pregandomi caldamente che procurassi un
posto alle sue figlie onde così trovare un po’ di sollievo alla
povertà estrema della sua famiglia. Anzi chiamandosi gramo di non
aver accettata la generosa offerta fatta da Vostra Altezza
Reverendissima riguardo alla sua figlia, mi pregò di insistere
novellamente presso Vostra Altezza per vedere se mai ancora si
potesse trovare alla ragazza un posto per essere raccolta ed
istruita, mentre di tutto amore padre e madre ora sarebbero disposti
non solo ma desiderosi di ciò ottenere. Dovetti prometter loro di
farlo e lo faccio ora con questa mia.
Il giorno 7 Maggio senza
esserne prevenuto, mi capitò in canonica ad ore 11 ½ ant. il
Medico Distrettuale e mi pregava volessi fargli compagnia per Rango,
ove intendeva portarsi per far nuovi studj e nuove ricerche e domande
suggeritegli dalla scienza circa que’ fatti. Per avere un qualche
risultato più positivo fece venire colà anche la Signorina
Salvadori confidente della ragazza, ed il Curato di Cavrasto Don
Volani. Non potendo io tosto andare a Rango col Sig. Dottore, lo
sopragiunsi colà un ora dopo, mentre in questo frattempo avea egli
esaminato la madre della ragazza facendole svariate e minute
interrogazioni sulla vita passata e su altri fenomeni riguardanti la
ragazza. Quando sopragiunsi io, il medico faceva le medesime domande
al padre e nelle risposte dello stesso trovava grandi varianti con
quelle della madre cosicché si trovava imbarazzato e temeva lo si
volesse forse in qualche modo ingannare; cosa però che non mi parve,
perché le domande erano piuttosto ambigue e capziose. Intanto la
ragazza colla Signora Salvadori, presente pure Don Volani si mise a
letto per tentare gli esperimenti soliti, ma dopo quasi due ore di
provocazione solo una volta si ebbero a sentire quattro
graffiature spontanee distinte, ma ben leggere in
confronto dal passato. Visto che ogni ulteriore tentativo risultava
frustraneo, fu terminata ogni prova ulteriore. Il medico allora si
fece ripetetere dalla Signora Salvadori quello che sentì e vide
altra volta, ed al racconto di Lei il medico restò molto
meravigliato e rispose: che s’egli avesse sentito o veduto anche
solo la metà di que’ movimenti, sarebbe stato più che persuaso
pell’intervento sopranaturale, ma ch’egli non avendo fin qui
altre prove che quelle poche vedute da lui, non potea che attribuire
il tutto ad effetti naturali di isterismo, di petit mal
etc. già conosciuto nella scienza medica.
Intanto il medico
ritornava alla sua sede in Tione, e m’assicurava che in breve
sarebbe ritornato per far novelle prove e ricerche.
Ecco, Altezza
Reverendissima, quello che ho creduto opportuno communicare
ulteriormente riguardo a questa storia singolare.
Nel finire rinnovo la
preghiera del padre Pietro Reversi, nel senso che se Vostra Altezza
nella sua generosa e paterna sollecitudine sapesse trovare un posto
costì pella ragazza, si avrebbe a finire non solo questa facenda,
enigmatica anzichenò, ma s’avrebbe efficacemente concorso a far
rivivere questa povera famiglia afflitta assai.
Prostrato, bacio il sacro
anello, pregando Vostra Altezza della paterna benedizione a me ed a
queste numerose mie pecorelle spirituali.
Quadra 15 Maggio 1889
Osseq.mo
figlio
pte Lorenzo Guetti
Curato
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